«È arrivata la notizia che mai avremmo voluto darvi. Purtroppo Afrodite non ce l’ha fatta! La tartaruga marina che ha toccato il cuore di tutta Italia, soccorsa il 17 marzo a Reggio Calabria dal personale del Crtm (Centro recupero tartarughe marine) di Brancaleone, intrappolata in un cerchione di bicicletta, è morta». Ad annunciarlo lo staff del Centro.

 

«Il 3 maggio – spiegano - Afrodite si è arresa, ha smesso di soffrire dopo aver lottato per quasi 2 lunghi mesi con tutte le poche forze che aveva. La notizia ci è giunta dalla Sea Turtle Clinic (Dmv Uniba) dove l’avevamo trasferita e affidata alle mani esperte del Prof. Di Bello e del suo staff veterinario. Lo stesso Prof. Di Bello e la Prof.ssa Delia Franchini al nostro arrivo avevano accolto e preso molto a cuore questo caso disperato e, come noi, si auguravano di poter salvarle almeno una delle due pinne. Dopo l’amputazione della pinna sinistra, si sono susseguite varie settimane di cure intense e approfondite all’altra pinna, cercando, invano, di bloccare la necrosi che, ormai galoppante, aveva invaso tutti i tessuti aggravando sempre di più le condizioni generali di Afrodite».

 

Lo staff ricorda che «al momento del ritrovamento la tartaruga era avvolta in tantissima lenza in nylon con entrambe le pinne anteriori, ad un cerchione di bicicletta e ad un galleggiante in sughero che, ormai imbevuto di acqua, raggiungeva un notevole peso. Tutto questo materiale veniva trainato a nuoto dalla povera tartaruga, mentre la lenza provocava una stretta sempre più energica alle sue pinne anteriori, fino a lesionarle in maniera tanto grave da generare la cancrena ad entrambi gli arti. Una trappola mortale che non le ha lasciato scampo! Il Prof. Di Bello e i suoi colleghi della Sea Turtle Clinic (Dmv - Uniba) hanno fatto di tutto e anche di più per salvare Afrodite e a loro va il nostro più grande e sentito ringraziamento».

 

«Tutti noi del Crtm Brancaleone – proseguono - abbiamo sperato in una, seppur remota, possibilità di salvarla, nonostante le sue condizioni, già critiche da subito, non lasciavano molti margini di positività. Il nostro personale, e Tania in particolar modo, ha appreso con profondo sgomento questa notizia, nonostante ci fossimo “preparati” al peggio ma, come ben sapete, al peggio non si è mai pronti».

 

La tartaruga «era stata battezzata Afrodite perché, proprio come la Venere di Milo, la dea senza braccia, era di una bellezza tale da lasciarti senza fiato, e Tania, al momento del suo ritrovamento, vedendola inerme sulla sabbia senza poter muovere le “braccia”, non aveva avuto dubbi sul nome da darle».

 

«Questa vicenda ci lascia con un profondo rammarico soprattutto perché la causa di morte di Afrodite è il peso schiacciante dell’incuria umana, è il non-amore verso il nostro Pianeta, è la mancanza di civiltà, di sensibilità, di cultura e di rispetto verso il mare e i suoi abitanti. Ringraziamo coloro che, da tutta Italia, avevano preso a cuore questa triste storia e in questi 2 mesi ci hanno letteralmente invaso di messaggi di vicinanza e preoccupazione per Afrodite. Senza dimenticare che Afrodite non è l’unica tartaruga soccorsa in queste condizioni. Infatti con cadenza quasi settimanale recuperiamo molti esemplari con problematiche simili, e ancora molti di più ci vengono segnalati, purtroppo, spiaggiati già morti. Ci auguriamo che la vicenda di Afrodite abbia smosso le coscienze delle persone, perché ci troviamo in un’epoca cruciale in cui siamo proprio noi ad avere il potere di decidere le sorti della Terra, e con i nostri comportamenti stiamo compromettendo irrimediabilmente quello che potrebbe esistere nel futuro del nostro pianeta. Per preservare il futuro del mare, della terra e di ogni essere vivente esiste un solo modo: agire sul presente! Ci auguriamo che il sacrificio di Afrodite non venga dimenticato, ma anzi che sia da monito per un cambio di rotta ormai inevitabile».