Nel braccio di ferro intrapreso tra il Comune di Domanico e la Inwit spa, principale tower operator italiano e secondo operatore in Europa per numero di siti gestiti, l’amministrazione del piccolo centro montano del cosentino ha ottenuto un importante giudizio favorevole davanti al Consiglio di Stato, nell’ambito di una controversia avente ad oggetto la installazione di un traliccio alto circa 18 metri destinato ad ospitare impianti di telecomunicazioni multi gestore. Il pilone, in forza di un accordo a carattere privatistico, dovrebbe essere posizionato in località Burgazzo, su un suolo di proprietà dell’Istituto Diocesano per il sostentamento del Clero di Cosenza-Bisignano.

Il regolamento contestato

Il Comune di Domanico però, si è dotato di un regolamento nel quale, in sostanza, prescrive che infrastrutture del genere possano essere collocate esclusivamente su terreni pubblici, alla scopo evidentemente di poter concedere titoli autorizzativi solo in circostanze nelle quali opere così invasive ed impattanti non ledano gli interessi della collettività. Per cui ne ha bloccato la realizzazione con apposito provvedimento. La Inwit ha impugnato tale provvedimento davanti alla giustizia amministrativa, chiedendone l’annullamento e, contestualmente, anche la disapplicazione della delibera consiliare relativa appunto all’approvazione del regolamento recante localizzazione, funzionamento e monitoraggio degli impianti radioelettrici e di telefonia mobile. In prima battuta il Tar della Calabria, seconda sezione di Catanzaro, ha accolto l’istanza cautelare della Inwit spa sospendendo l’efficacia dell’atto con cui il Comune di Domanico ha bloccato l’iter per l’installazione del traliccio, rinviando al 13 novembre prossimo la trattazione di merito.

Bilanciare interessi pubblici e privati

Ma i giudici di Palazzo Spada, accogliendo le tesi proposte dal legale incaricato dal sindaco di Domanico, Agostino Rosselli, già dirigente dell’avvocatura comunale di Palazzo dei Bruzi, hanno invece stabilito che una valutazione bilanciata dei contrapposti interessi impone l’opportunità di mantenere la res adhuc integra nel tempo necessario alla definizione del giudizio. In sostanza la situazione deve rimanere congelata finché la questione relativa alla efficacia dell’applicazione del regolamento comunale venga dipanata. Non si tratta di un tema secondario: l’esito del giudizio potrebbe sancire il diritto delle amministrazioni locali ad avere un ruolo determinante nella concessione o meno delle autorizzazioni all’installazione di questa tipologia di infrastrutture.