Discarica Pipino di Scala Coeli, nono giorno senza risposte. Certo, ci sono gli esiti dei campionamenti dell’Arpacal in mare, che pare abbiano tranquillizzato – almeno in parte – gli animi degli amministratori dei comuni della costa. Ma si attende ancora un cronoprogramma degli interventi di bonifica e messa in sicurezza del territorio a tutela della salute pubblica, dopo lo sversamento di percolato nei corsi d’acqua della valle del Nicà.  

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Nel mentre, i veleni continuano a fluire e non solo dentro ai torrenti. Chi non ha smesso un giorno di intervenire quotidianamente sulla vicenda, per tenere alta l’attenzione sul territorio, è il presidente del circolo locale di Legambiente, Nicola Abruzzese. Nemmeno un giorno da quel 22 giugno, quando i carabinieri hanno sequestrato l’impianto proprio in seguito a una sua segnalazione. Che è certo stata la più grave – tanto da aver mobilitato carabinieri e Arpacal – ma non la prima fatta negli ultimi mesi, come raccontano le lettere inviate da ottobre a gennaio scorsi per segnalare alle autorità preposte – con tanto di foto – diverse anomalie rilevate proprio nell’area di pertinenza della discarica.  

I lavori di adeguamento della viabilità

C’è quella segnalazione del 31 ottobre 2022 a Regione, Provincia di Cosenza, Comune di Scala Coeli, Prefettura, Procure di Castrovillari e Catanzaro, carabinieri forestali in cui si chiedeva conto degli interventi previsti sulla strada di accesso alla discarica in sede di autorizzazione all’ampliamento. Infatti, secondo il parere della Struttura tecnica di valutazione allegato al decreto del 2019, «l’effettivo esercizio» avrebbe dovuto «essere condizionato al completamento dei lavori di adeguamento della viabilità comunale e provinciale di accesso». Nella lettera inviata Abruzzese scriveva: «Considerato che alla data odierna i lavori di completamento della viabilità comunale di accesso alla discarica non sono ancora iniziati; visto che in realtà i conferimenti di rifiuti presso la discarica in oggetto sono già in corso; chiede all’autorità proponente, nel rispetto delle prescrizioni recepite dal decreto 14284/2019 di sospendere con decorrenza immediata i conferimenti, e di adottare nei confronti del trasgressore i provvedimenti di competenza dettati dal regolamento regionale Via Vas e Aia n. 3 del 2008 e s.m.i.».

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L’esposto al Noe dei carabinieri

Il 10 gennaio il fascicolo di segnalazioni si arricchisce ulteriormente di un esposto ai carabinieri del Noe (il Nucleo operativo ecologico) che raccoglie una serie di precedenti comunicazioni inviate a partire da dicembre a uffici della Regione, Arpacal, Asp, Comune e carabinieri forestali e rimaste prive di riscontro.

Abruzzese chiedeva «un urgente intervento del Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente al fine di evitare il probabile inquinamento delle falde acquifere in loco con gravi conseguenze e ripercussioni negative sull’ambiente».

Nel dettaglio, le denunce riguardavano la «presenza di rifiuti sommersi in acqua» e la «recinzione non idonea». Si legge nella prima, del 19 dicembre 2022, che «nel bacino di abbanco della discarica in oggetto i rifiuti abbancati sono sommersi nell’acqua e che allo stato il catino della discarica è diventato un lago nauseante». Da qui la richiesta di «voler verificare se, alla prova dei fatti, il canale di guardia realizzato a monte della discarica è idoneo a regimare le acque di ruscellamento da monte e se il bacino di abbanco risulta idraulicamente separato dal terreno circostante».

La seconda è del 22 dicembre 2022: «Nel sopralluogo effettuato nella mattinata del 18 dicembre 2022 abbiamo riscontrato che la recinzione attorno alla discarica non è conforme al Decreto legislativo 13 gennaio 2003 n. 36 – Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti, pertanto non idonea allo scopo, nello specifico vi è un buco dove la fauna selvatica entra tranquillamente per cibarsi di rifiuti speciali non pericolosi».

Entrambe le segnalazioni sono state inviate due volte fino alla comunicazione dell’8 gennaio in cui si chiedeva l’immediata sospensione dei conferimenti.

Profeta di sventura

«Abbiamo fatto il lavoro di controllo che avrebbero dovuto fare gli enti preposti che se ne sono fregati e questo è il risultato», commenta oggi, amaro, Abruzzese che è suo malgrado costretto a recitare la parte del profeta di sventura. Lui come altri impegnati su questo campo di battaglia fin dal primo giorno, come gli attivisti delle Lampare di Cariati che della “bontà” dell’impianto di contrada Pipino non si sono mai detti persuasi e che subito, alla notizia dello sversamento di percolato, hanno di nuovo alzato la voce per chiedere che adesso, almeno adesso, si prendano provvedimenti per salvaguardare l’economia e la salute del territorio.

Mare pulito?

Ieri intanto, subito dopo l’arrivo dei risultati delle analisi da parte dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, a Calopezzati il mare è tornato balneabile. Il sindaco Edoardo Antonello Giudiceandrea, andando controcorrente rispetto ai colleghi amministratori dei comuni confinanti, aveva interdetto ogni attività nell’imminenza dell’accaduto. A Cariati il primo cittadino Cataldo Minò, che aveva emesso il divieto su un chilometro di costa, si è detto lieto di poter «finalmente rassicurare cittadini, turisti e territorio», invitando però a non «distogliere l’attenzione dalla più ampia emergenza ambientale» in corso.

E in effetti la comunicazione dell’Arpacal parla di «valori di concentrazione dei parametri chimici rilevati» che «non evidenziano indici di inquinamento». Mare pulito dunque? Sembrerebbe di sì, ma non ne è molto convinto Nicola Abruzzese. Sempre lui, sì, che quasi si scusa per questo suo tam tam quotidiano ma – dice - «questo territorio non meritava tutto ciò».

«In merito alla nota diramata da Arpacal – afferma –, ci si chiede quali siano i parametri chimici ricercati. Si evince chiaramente che è stata effettuata la ricerca di escherichia coli».

Ma, continua, «i parametri chimico-fisici (metalli pesanti, COD) alla luce del grave disastro ambientale che ha visto la fuoriuscita di percolato di discarica, che è ancora nel torrente Patia da giorni, sono di fondamentale importanza, escherichia coli a parte. La cui ricerca, senza quella di altri analiti, non contribuisce a rassicurare né a dare informazioni sull'entità del danno ambientale».

«In merito a quanto accaduto – conclude dunque Abruzzese – è di fondamentale importanza l'eliminazione del percolato che si trova a monte, nel torrente Patia ed in parte nel fiume Nicà per salvaguardare il mare, le falde ed il terreno».

Verso la manifestazione

In un’attesa che prosegue, giovedì 6 luglio la voce della protesta invaderà la Ss106 con un corteo al quale parteciperanno agricoltori, allevatori, operatori turistici e cittadini – oltre a rappresentanti istituzionali e politici – per chiedere la chiusura definitiva della discarica di Pipino, la bonifica del territorio e il risarcimento per i danni subiti dai titolari delle attività produttive della zona.