Riflettori ancora accesi sulla discarica di località Pipino a Scala Coeli, tre mesi dopo lo sversamento di percolato che il 22 giugno scorso ha portato al sequestro dell’impianto. La lunga querelle tra Regione Calabria e azienda Bieco da un lato e cittadini e associazioni – Legambiente in testa – che chiedono di essere messi a conoscenza dello stato di salute dei luoghi non si spegne. L’eco di un’estate di richieste incessanti risuona ancora in quest’ultimo scorcio di una stagione di veleni e accuse incrociate.

La Regione, dopo il tavolo tecnico convocato a due settimane dallo sversamento e l’avvio delle attività di aspirazione del percolato, sulla vicenda non ha più aperto bocca. La ditta titolare della discarica, dal canto suo, ai primi di agosto ha fatto sapere di aver portato a termine i necessari interventi di sua pertinenza nei modi e nei tempi previsti dalle norme, rassicurando sugli esiti delle rilevazioni nei terreni e nelle acque interessati dalla fuoriuscita del materiale inquinante. Rassicurazioni che si sono accompagnate all’accusa, nei confronti del circolo Legambiente Nicà, di creare un ingiustificato allarmismo.

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L’associazione ha più volte replicato chiedendo di conoscere i dati risultanti dall’analisi dei campionamenti sul posto, dati che a tutt’oggi non sono ancora stati diffusi dalla Regione.

L’unica novità, al momento, è una risposta dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale a una segnalazione inviata da Legambiente – nella persona del presidente del circolo locale Nicola Abruzzese – il 25 luglio scorso. Una nota corredata da fotografie in cui è riportato, a beneficio del nuovo destinatario, quanto già rilevato in una precedente comunicazione inviata, tra gli altri, alla Regione Calabria e alla Procura di Castrovillari.

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La segnalazione all’Autorità di bacino distrettuale

Vi si legge: «Si fa notare che i lavori realizzati nell’alveo del torrente Patia /Cacciadebiti in prossimità del fiume Nicà non rientrano fra quelli strettamente necessari ed urgenti a contenere/limitare i danni ambientali conseguenti allo sversamento del percolato avvenuto il 22 giugno 2023 dalla discarica in località Case Pipino del comune di Scala Coeli. Infatti dalle foto che seguono si potrà notare che sono stati eseguiti lavori di estirpazione della vegetazione e movimento terra per l’intera larghezza del torrente comprendendo alveo e sponde».

E prosegue: «Inoltre, nel greto del fiume Nicà nel punto di immissione del torrente Patia/Cacciadebiti erano stati realizzati degli argini per contenere il percolato di discarica che hanno formato un lago artificiale. Ad oggi, come testimoniano le foto sotto, impressionate in data 24 luglio 2023, si potrà notare che gli argini non sono più presenti e che l’alveo del Nica è stato integralmente rimaneggiato, inoltre come si può benissimo constatare il lago artificiale che conteneva percolato di discarica è stato letteralmente coperto da sabbia».

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L’Autorità risponde

Ed ecco la risposta. L'Autorità di Bacino distrettuale dell'Appennino meridionale, in premessa, ricorda di avere «tra i suoi preminenti compiti istituzionali la pianificazione e gestione del territorio di propria pertinenza dal punto di vista della pericolosità e del rischio idrogeologico in tutte le sue possibili manifestazioni (frane, alluvioni, erosione costiera, subsidenza), nonché la salvaguardia e la governance delle risorse idriche, con particolare riguardo al mantenimento e/o al raggiungimento del buono stato ambientale - qualitativo e quantitativo - dei corpi idrici superficiali e sotterranei ed alle valutazioni di stato delle pressioni antropiche».

«Ciò premesso – continua –, nel prendere atto della criticità ambientale segnalata, in primo luogo si invitano gli enti competenti ad attuare tutte le necessarie contromisure più idonee ed efficaci ai fini della messa in sicurezza sia del corpo idrico superficiale del fiume Nicà e dei suoi tributari minori (in particolare il torrente Patìa/Cacciadebiti), sia della circolazione idrica sotterranea, rispetto ad un potenziale oggettivo pericolo di grave contaminazione delle acque correnti e di falda, in conseguenza dell'evento segnalato».

«Al contempo – aggiunge l’Autorità –, si chiede di fornire alla scrivente, con cortese sollecitudine, ogni documento tecnico e amministrativo utile a comprendere l'entità della criticità ambientale in parola, eventuali interventi già attuati e quelli di prossima attuazione, al fine di aggiornare il quadro conoscitivo delle pressioni ambientali nell'ambito del Piano di gestione delle acque redatto dalla scrivente Autorità di bacino distrettuale».

Infine: «Al riguardo, si chiede di poter ricevere ogni informazione in merito ad eventuali sopralluoghi e rilievi tecnici eventualmente previsti per la verifica e/o il controllo dello stato dei luoghi, rispetto ai quali questa Autorità di bacino distrettuale, nell'ambito delle proprie competenze stabilite dalla legge, si rende disponibile fin da subito a fornire tutto il supporto tecnico che eventualmente sarà ritenuto opportuno e necessario».

Il commento di Legambiente

«Attendiamo fiduciosi che si faccia chiarezza – commenta Nicola Abruzzese –, la gente ha il diritto di sapere cosa ha provocato la fuoriuscita di quella enorme quantità di percolato nel fiume. Il nostro territorio vive di agricoltura zootecnica turismo, la discarica di Pipino nella valle del Nicà, a poca distanza dal mare Ionio, deve essere chiusa definitivamente, l'intera area bonificata, ed il territorio liberato definitivamente da un'opera che non solo non ha portato alcun beneficio alla popolazione che è stanca di subire continui scippi, ma che ha deturpato in maniera irreversibile la bellezza della Valle del Nicà, con chissà quali danni futuri all'ambiente ed alla salute. La valle del Nicà non sarà certamente più la stessa».