«Dove non ha osato il commissario Infantino è arrivato il commissario Bruno ad autorizzare con il supporto della Struttura Tecnica di Valutazione (Stv) quell’obbrobrio chiamata discarica di località “Case Pipino” del comune di Scala Coeli che giorno 22 giugno ha dato prova della bomba ecologica da sempre denunciata». È quanto si legge in una nota del circolo Legambiente Nicà.

«Dopo 2 settimane – si aggiunge – il percolato fuoriuscito dalla fossa anacronistica chiamata discarica è ancora colpevolmente presente nel vallone Pipino/torrente Capoferro e nel letto del torrente Patia/Cacciadebiti che alimenta le falde della ex Biovalle del Nicà. Non soddisfatti del danno arrecato alle popolazioni del Basso Ionio e dell’Alto Crotonese in Regione e non solo si celebrano incontri con lodi per chi con una gestione dissennata della discarica ha avvelenato quello che resta dell’Eden chiamato Nicà».

«Arpacal, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Regione Calabria – prosegue la nota –, ente deputato al controllo dell’Aia, con le verifiche positive del 22 agosto 2022 e del 25 ottobre 2022 ha di fatto consentito l’esercizio della discarica e ora che il percolato ha invaso la Valle del Nicà pretendiamo dei chiarimenti sull’operato della pubblica amministrazione».

«Pretendiamo di sapere – si afferma – cosa ha verificato Arpacal Dipartimento Provinciale di Cosenza rispetto alla recinzione, alla viabilità, all’enormità di percolato presente in discarica etc etc ma soprattutto dovrebbe spiegare ai cittadini del Nicà cosa è stato fatto in merito al sistema di raccolta, trasferimento e trattamento del percolato».

Legambiente conferma infine «piena fiducia nell’operato della magistratura competente chiamata a fare piena luce su quanto successo il 22 giugno 2023».