«È trascorso esattamente un anno dal gravissimo episodio che ha interessato la discarica di Scala Coeli quando, il 22 giugno 2023, grandi quantitativi di percolato si sono riversati nel torrente Patia, affluente del fiume Nicà. Il gravissimo episodio, su cui insistono ancora le indagini delle forze dell'ordine, è stato ampiamente documentato e ripreso dai media ed è stato oggetto di numerosi filmati, sopralluoghi ed interviste ai cittadini, rappresentanti politici ed amministratori locali». È quanto si legge in un comunicato di Legambiente, in riferimento allo sversamento di percolato avvenuto dalla discarica di Scala Coeli, al confine tra le province di Cosenza e Crotone, un anno fa.

«Un evento che tutti i cittadini ricordano molto bene - prosegue l'associazione -, su cui è ancora aperto un procedimento giudiziario, ma che per molti è storia da dimenticare. Legambiente non dimentica e continua a chiedere sia trasparenza e giustizia che la risoluzione effettiva e definitiva degli enormi problemi generati da una discarica che non avrebbe mai dovuto essere realizzata. La tutela e la salvaguardia del territorio e della sua biodiversità, dei torrenti, del mare sono importantissimi per tutti i cittadini, ma anche per l'economia locale a partire dall' agricoltura e dal turismo». 

«Legambiente, a tutti i propri livelli associativi - dal circolo "Nicà" con il presidente Nicola Abruzzese, al regionale con la presidente Anna Parretta ed al nazionale con il presidente Stefano Ciafani - nell'attendere con fiducia l'esito delle indagini da parte della Procura di Castrovillari, ribadisce la richiesta al presidente della Regione Roberto Occhiuto affinché revochi definitivamente l'autorizzazione, decretando la chiusura del sito ed abbandoni realmente su tutto il territorio regionale la logica delle discariche».

«L'associazione intera - si legge ancora nella nota - chiede che la verità e le responsabilità di questo gravissimo episodio siano portate presto alla luce. Questa triste storia lascerà comunque ed inevitabilmente un marchio negativo su un bellissimo lembo di terra calabrese, che non sarà più lo stesso. Alcune ferite possono essere parzialmente sanate solo con la trasparenza, la legalità ed il rispetto che sono elementi fondamentali del vivere civile, con la punizione dei responsabili e con il ripristino ambientale. La bellezza e la sua salvaguardia non possono essere slogan o meri post pubblicitari».

E conclude : «La Calabria delle meraviglie, delle eccellenze, del patrimonio artistico culturale e naturalistico rischia di essere un mero spot pubblicitario se non viene perseguita, fino in fondo, una concreta azione politica-amministrativa mirata esclusivamente al benessere collettivo ed alla tutela ambientale come chiavi per salvare la biodiversità e con essa il futuro della Calabria».