«Fa sempre piacere sapere che qualcuno si interessi alla situazione della discarica di Piano dell'Acqua». Reagisce così il sindaco di Scalea, Giacomo Perrotta, alla notizia del sopralluogo di Carlo Tansi nell'area periferica della città che ormai da anni versa nel degrado, anche dopo la chiusura dell'impianto, a causa di tonnellate di rifiuti interrati nel sottosuolo e nelle collinette circostanti. Il primo cittadino conosce bene quella problematica tanto che, sulle orme del predecessore Gennaro Licursi, segue passo passo l'iter burocratico che dovrebbe portare in tempi brevi alla bonifica dell'area. «L'ultima volta che siamo stati in Regione, dall'assessore all'ambiente - afferma Perrotta -, è stato fine gennaio. Io ho fatto mio il sollecito di acquisire i restanti pareri degli enti interessati». Per acquisire i pareri favorevoli per effettuare la bonifica, il tempo limite era di 14 giorni, oramai trascorsi. Di conseguenza, a questo punto si dovrebbe andare spediti verso l'atto finale.

I fondi della bonifica

Dove sono - ha chiesto Tansi pubblicamente - i circa 3 milioni di euro stanziati nel 2017 per sanificare l'area interessata dai rifiuti interrati? «Sono dove devono stare», ha detto sarcasticamente il sindaco Perrotta. In altre parole, quei soldi si trovano ancora nelle casse del Comune, in attesa di essere utilizzati.

Cosa c'è davvero nei terreni della discarica?

Carlo Tansi teme che in quell'area ci siano rifiuti di dubbia provenienza, ma ad oggi nessuno ne conosce la natura perché le ispezioni nel sottosuolo non sono mai state effettuate. «Invito Carlo Tansi in Comune - ha detto ancora il primo cittadino -, anzi, lo invito a diventare consulente del Comune di Scalea al fine di fare luce per sapere cosa c'è nei terreni. Noi come amministrazione non abbiamo niente da nascondere». Il geologo, durante il sopralluogo, aveva parlato dei mancati carotaggi come di un fatto gravissimo, che potrebbe addirittura compromettere la bonifica dei luoghi. «Io non ho mai detto che non voglio fare il carotaggio - si difende Perrotta -, è stata l'Arpacal a dire che i sondaggi nel terreno in questo momento non sono una via percorribile perché c'è un accumulo di biogas e con le trivellazioni, testualmente, si potrebbe provocare un'esplosione».