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Chi si aspettava che si trattasse di un incontro finalizzato ad analizzare il fenomeno dei roghi tossici alla diossina del campo rom di Scordovillo, che questa estate hanno avuto un’imprevista impennata, ha visto, invece, non solo un allargamento della questione a tutti i tipi di inquinamento ambientale, ma anche con un ambizioso obiettivo.
Cinque gli anni di tempo per perseguirlo, puntando sulla costruzione di una coscienza civica, su un tavolo tecnico e su un comitato bipartisan.
Come spiega Giuseppe D’Ippolito che oltre che attivista è stato candidato a sindaco nelle recente amministrative, portando avanti la sua campagna a muso duro, facendo le pulci a tutti i suoi avversari.
Quale è il primo step di questa campagna contro qualunque tipo di inquinamento?
- «Creare un comitato dove siano presenti cittadini, associazioni, altri raggruppamenti perché la battaglia sull’ambiente deve essere condivisa e non può avere colori politici. E poi creare un punto di incontro tra questo comitato e un tavolo a cui siedano il sindaco, il procuratore della Repubblica o un suo delegato, i rappresentanti delle forze dell’ordine, in particolare la municipale e i vigili del fuoco».
Da che cosa una battaglia simile non può prescindere?
- «Partendo dal presupposto che l’inquinamento atmosferico costituisce un reato ambientale, è urgente avere un sistema di monitoraggio e di vigilanza che permetta di arrivare immediatamente dove si commettano illeciti, sia che si tratti di roghi nel campo rom che di abbandono di rifiuti, che di altro. Il grosso problema che abbiamo è anche e soprattutto la scarsa coscienza civica dei cittadini. Il rispetto delle leggi passa imprescindibilmente da una coscienza civica che, in un primo tempo, per crescere avrà bisogno dell’uso delle sanzioni che può applicare la polizia locale o, nei casi più gravi di reati ambientali, la procura della Repubblica».
Fare diventare Lamezia una delle città italiane più vivibili dal punto di vista della salubrità ambientale è un obiettivo ambizioso. E’ realizzabile?
- «Certamente e abbiamo avuto disponibilità dal sindaco a discuterne. Attualmente siamo agli ultimi posti. Ma noi vogliamo lavorare tutti insieme. Nessuno si deve appuntare un distintivo, non deve essere una battaglia di bandiera ed entro il 2020 potremo raggiungere l’obiettivo».