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Non si arrende il presidente del Consorzio di Bonifica Ionio Catanzarese Grazioso Manno che da anni sta portando avanti una battaglia per il rifinanziamento della diga sul fiume Melito, un'incompiuta da più di 30 anni, per il quale dice "non ci sono più ostacoli, anche nella legge di stabilità è stato inserito il piano invasi"
L'attesa infinita
Manno, che definisce Oliverio il peggior presidente della storia, e che attende di essere ricevuto dallo stesso ormai da mesi, sperava finalmente in un incontro lo scorso 13 gennaio ma l'attesa è stata vana. "Per poter incontrare il governatore negli ultimi tre anni di legislatura sono state necessarie azioni forti - spiega ai microfoni di LaC news 24 - dallo sciopero della fame a quello delle medicine. Non è possibile continuare così. Il presidente dovrebbe prendere in seria considerazione questa vicenda che riguarda 500 mila abitanti calabresi e quindi lo sviluppo e l'occupazione. Anche se non è sua intenzione incontrarmi, dovrebbe prendere posizione perché il ministro Delrio emetta il decreto per il rifinanziamento dell'opera".
Manifestazione a Porta Pia
Dunque, per non lasciare nulla di intentato, il prossimo 25 gennaio, sostenuto da una rappresentanza dei 55 sindaci che lo affiancano in questa battaglia, Manno sarà a Roma per un sit in davanti al Ministero delle Infrastrutture nella speranza di essere ricevuto dal ministro Graziano Delrio, già informato dallo stesso presidente del consorzio della manifestazione pacifica, e ottenere quindi la firma del decreto che sblocchi il finanziamento dell'invaso.
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I benefici
Ma cosa vorrebbe dire per la nostra regione avere finalmente la diga sul Melito? "Non avere più problemi di acqua a Catanzaro, Lamezia e nei 55 comuni interessati - risponde Manno - e ancora, avere una centrale idroelettrica che permetterà l'abbattimento delle tariffe elettriche del 40% per 500 mila abitanti, sviluppo nel commercio, benefici per l'agricoltura, opportunità di lavoro per circa 1000 persone, avere un'attrazione turistica di straordinario valore, poiché si tratta di una delle poche opere in Europa interamente in terra e non in cemento armato".
Rossella Galati