Alla vigilia della Conferenza di Servizi Decisoria che vorrebbe concedere ad Eni di lasciare i rifiuti delle ex fabbriche a Crotone, il sodalizio ha spedito le osservazioni a tutti gli enti, consegnandole anche in Prefettura
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Sono dieci pagine circostanziate di accuse ed omissioni, quelle che il Comitato "Fuori i Veleni Crotone Vuole Vivere" ha prima spedito e che questa mattina consegnerà presso la Prefettura della città pitagorica assieme alle firme raccolte nella petizione promossa prima on line e poi con i gazebo in centro città e sul lungomare.
In indirizzo alla pec già inviata, ci sono infatti dal presidente della Repubblica, alla presidenza del Consiglio dei Ministri, alle procure di Crotone e Catanzaro, all’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione oltre che a Ministero dell’Ambiente, all’Istituto superiore di sanità, oltre che a tutti gli altri enti che parteciperanno domani alla riunione che deciderà sulle sorti dei veleni del Sin di Crotone, oltre che, ovviamente, al Comune di Crotone, alla Provincia di Crotone ed alla Regione Calabria, e che i componenti del Comitato reputano responsabili diretti ed indiretti di quella che non esitano a definire una ulteriore «devastazione dell’ambiente, corrompendo ulteriormente, ove sia ancora possibile, in maniera drammaticamente definitiva le matrici ambientali, causando di fatto un danno irreparabile alla salute ed alla vita della popolazione locale».
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I passaggi del documento che oggi stanno consegnando anche a mano all’Ufficio Territoriale del Governo (a funzionari ed al suo Vicario visto che S.E. la dottoressa Franca Ferraro è fuori sede) va anche oltre le denunzie degli ultimi mesi che partono, come è noto, «dall’accertata gravissima situazione epidemiologica ambientale, nonostante sul territorio già insistano attualmente 80 ettari insieme ad un enorme specchio di mare tra i più inquinati d’Europa di metalli pesanti».
Il Comitato composto da sei consiglieri comunali di diversissimo colore politico assieme ad ex sindaci ed amministratori del territorio ribadiscono anche come «cadmio, arsenico, piombo, oltre a tenorm, matrici di amianto e ferriti di zinco, convivano insieme a 3 Impianti di biomasse (Crotone, Cutro e Strongoli)» oltre a centrali turbogas termovalorizzatori e discariche di rifiuti pericolosi ed indifferenziati, con questa ultima di Ponticelli mai messa in sicurezza.
Gli attivisti scendono ancora più nei particolari delle procedure da loro inquisite e che hanno la colpa grave di essere assunte «senza che la comunità locale fosse minimamente informata, senza che il Consiglio Comunale e quello provinciale fossero informati, senza che neppure la Commissione ambiente del Comune venisse edotta (…) e che nel volgere di pochi mesi hanno approvato, rilasciando pareri positivi ed autorizzazioni per progetti altamente impattanti in piena area Sin».
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Il Comitato in questo j’accuse va anche oltre la pur sempre centrale (a loro avviso) «modifica del Piano Regionale Rifiuti, su cui oggi poggia essenzialmente l’odierna richiesta di variante al Pob fase 2, definitivamente approvato nel marzo 2024 nella totale inerzia dell’amministrazione comunale, a cui era stata notificata la bozza già nel settembre 2022 per opportune osservazioni ha privato inspiegabilmente i territori e i cittadini di qualsiasi clausola di mitigazione, esclusione, salvaguardia e vincolo».
Il documento si spinge anche sulle ulteriori note criticità idrogeologiche dell’area crotonese già soggetta a gravi eventi alluvionali in passato: «manca la vasca di laminazione sul torrente Mezzaricotta, dunque l’area industriale di Crotone non può ritenersi sicura - aggiungendo che come evidenziato dallo stesso Piano Versace - in particolare l’area industriale a destra della strada SS 107 Bis ed alla destra dell’argine del torrente Passovecchio compresa tra il guado della strada comunale di via Volturno e le prime aziende dell’area industriale di via Guido Donegani e di via Enrico Fermi risulta essere ad altissimo rischio di inondazione in quanto proprio da quella zona il torrente Passovecchio ha esondato l’8 ottobre 1996, provocando ingenti danni alle aziende per oltre 100 miliardi di vecchie lire e furono distrutti i due ponti sul torrente» rammentando ovviamente anche i sei morti ancora pianti dalla città.
Il Comitato denuncia dunque «l’illogicità, la pericolosità, l’irrazionalità del Piano Regionale Rifiuti - proseguendo sulla complicità attiva degli enti locali territoriali quando rammenta che - non viene contestata dall’Ente Provinciale di Crotone, che addirittura nella CDS del 03.05.2024, sulla variante al POB Fase 2, arriva a dichiarare “di non dover partecipare all’odierna riunione in quanto le competenze dell’Ente sono esclusivamente di tipo amministrativo…”». Aggiungendo senza mezzi termini che «tutti e tre gli enti territoriali - Regione, Provincia e Comune - se ne lavano le mani come Ponzio Pilato e la questione rifiuti, ambiente e salute della popolazione, in Calabria ed a Crotone, non ha più titolarità» e senza fare esplicito riferimento anche ai segnali arrivati dal territorio su cui sono sbarcate proposte nazionali ambigue come quelle di Legambiente.
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Così come altrettanto puntuale appare nel documento l’accusa circa la violazione di norme europee connesse: «lo smaltimento a Crotone dei rifiuti pericolosissimi delle discariche, l’omessa bonifica licenziata nel POB Fase 2, la realizzazione di nuove discariche, nonché le nuove autorizzazioni, violano i fondamentali ed essenziali principi costituzionali, nonché le norme e i principi europei, come il principio di precauzione, il principio di prevenzione (…) e la valutazione dell’effetto cumulativo sulla salute umana e sull’ambiente, che risulta ampiamente disatteso».
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Così il Comitato chiede formalmente «di rigettare la proposta di variante al Pob fase 2 nella parte in cui prevede lo smaltimento dei rifiuti in loco e non fuori regione come previsto dal Paur» rammentando in conclusione che «la situazione epidemiologica accertata, in ragione delle gravissime criticità ambientali e sanitarie già presenti nonché del rischio idrogeologico dell’area, in ragione del grave contrasto del nuovo Piano Regionale Rifiuti con gli obiettivi fissati dalle direttive Europee, in ragione della mancata rappresentazione delle criticità del territorio, in ragione del fatto che rispetto al 2019 le condizioni e le finalità della scelta di prescrivere che i rifiuti venissero portati fuori regione non sono cambiate, in ragione del fatto che l’omessa bonifica, così come stabilita nel Pob fase 2, ha piuttosto causato ulteriori danni alla salute delle persone ed all’ambiente di Crotone».