Stangata della Corte di giustizia dell’Unione Europea per inadempienza sulla messa in regola di fognature e depuratori. Coinvolti anche tredici comuni calabresi
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La Corte di giustizia Ue ha imposto all'Italia una multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di oltre 100 centri urbani o aree sprovvisti di reti fognarie o sistemi di trattamento delle acque reflue. L'Italia era già stata condannata dalla Corte nel 2012 e deferita per la seconda volta dalla Commissione europea per una procedura di infrazione cominciata nel 2004. A oltre sei anni di distanza dalla prima sentenza, fa notare la Corte, il numero degli agglomerati non conformi si è ridotto da 109 a 74, ma è comunque grande il ritardo nel seguire le disposizioni Ue.
Nicolò "richiama" la Regione
«L’ennesima umiliazione per la stagione turistica 2018 e le bellezze straordinarie della nostra terra giunge dalla sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea che condanna nuovamente l’Italia per inadempienza sulla messa in regola di fognature e depuratori per i comuni sopra i 15 mila abitanti». È quanto afferma in una nota il consigliere regionale Alessandro Nicolò. «In particolare la Calabria spicca con ben 13 comuni coinvolti, tra cui figura pure il comune di Reggio Calabria. Con interventi di sindacato ispettivo sono state più volte sollecitaazioni e strategie ad hoc mirate alla valorizzazione delle potenzialità turistiche della nostra Regione. In merito alla decisione della Regione di consegnare ai comuni dal prossimo 1 luglio gli impianti fognari - depurativi – prosegue Nicolò – si rischia un’ulteriore debacle per moltissimi centri marini calabresi. Anche se alcuni impianti sono stati rimessi nella condizione di potere egregiamente funzionare, appare preoccupante che i costi di gestione e di manutenzione, anche se si tratta di depuratori consortili, rappresentino un gravame insostenibile per le esauste casse dei comuni.
Per il consigliere regionale «sarebbe dunque il caso che la Regione e il presidente della Giunta si facciano immediatamente carico di un incontro con tutti i comuni interessati affinchè l’assegnazione degli impianti di depurazione sia preceduta da un’attenta valutazione dello stato delle finanze degli enti e dalla loro organizzazione tecnica, scongiurando così una stagione estiva in cui, fatalmente, prevarranno le cattive notizie più che la bellezza dei nostri luoghi e del nostro mare».
L'impegno dei pentastellati
«Ora speriamo che l'assessore regionale all'Ambiente, Antonietta Rizzo, riconosca l'ovvio: la mancata depurazione determina l'inquinamento del mare; anche in Calabria, nonostante le fiabe del governatore Mario Oliverio e dei suoi imprudenti replicanti». Lo affermano, in una nota, i deputati M5s Giuseppe d'Ippolito e Paolo Parentela, rispettivamente delle commissioni Ambiente e Agricoltura, a seguito della sentenza della Corte di giustizia europea.
«Inoltre – proseguono i parlamentari M5s – ci vorranno diversi anni per risolvere i problemi della depurazione made in Calabria. Evidentemente, però, Rizzo e Oliverio vivono in una realtà parallela, nel magico mondo del dirigente Domenico Pallaria, per il quale è sempre e solo tutto a posto, anche a proposito dello scandalo delle tariffe illegittime circa la fornitura d'acqua all'ingrosso. Ironia a parte, interverremo come legislatori – concludono D'Ippolito e Parentela – per favorire una più rapida ed incisiva azione del commissario, alla luce della voluta e ostinata indifferenza del governo regionale, che dovrebbe alzare la bandiera bianca, piuttosto che ostentare la Bandiera blu».