VIDEO | Ci sono interventi bloccati da anni, altri finanziati nel 2013 e completati solo al 20%. Fiumi di denaro pubblico e ben tre cicli di programmazione non sono serviti a salvare l'estate calabrese
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La misura del disastro nell’adeguamento del sistema depurativo è condensato in un dato semplice e incontrovertibile: alla data attuale pendono ancora sul capo della Calabria tutte le procedure d’infrazione, alcune delle quali aperte dalla Commissione Europea nel lontano 2004 per progettazioni che risultano tuttora completate solo al 20%.
La lunga stagione dell'emergenza
Nel frattempo, la Regione ha assunto un preciso impegno con Bruxelles: chiudere la stagione delle irregolarità nello smaltimento dei reflui entro il 31 dicembre 2030, evidentemente consapevole delle difficoltà insite in una operazione finora dimostratasi fallimentare. Entro quella data bisognerà concludere tutti gli interventi previsti nella variegata galassia delle programmazioni che si sono succedute in circa dieci anni di tentativi di fermare il fenomeno della maladepurazione in Calabria. Ma con scarsi risultati.
Procedure d'infrazione: 2004
Il primo tentativo risale, infatti, al 2013 quando per porre rimedio alle procedure d’infrazione comminate dalla Commissione Europea nel 2004, la Regione sottoscrive un programma di accordo quadro stanziando 160 milioni di fondi del “Piano per il Sud” per la realizzazione di 18 interventi, di cui solo tre risultano oggi collaudati: il completamento delle reti fognanti a Montebello Jonico, il completamento dello schema depurativo dell’agglomerato di Crotone e l’adeguamento degli impianti di depurazione e collettamento del Comune di Scalea.
Dieci anni non bastano
Tutti gli altri nella migliore delle ipotesi risultano completati solo parzialmente, nella peggiore sono ancora fermi allo stadio della progettazione o ancora altri bloccati per le più svariate motivazioni: acquisizione pareri, contenziosi giudiziari, mancata stipula della convenzione. Un campionario davvero variegato di malagestione più che di maladepurazione.
Procedure d'infrazione: 2014 e 2017
Nel frattempo però da Bruxelles sono piovute nuove procedure di infrazione, nel 2014 e poi ancora nel 2017. E così la Regione ha provato a rimetter mano approvando nel 2018, con una delibera di giunta, una programmazione più uniforme e di ampio respiro: 138 interventi per 157 comuni e un fiume di denaro pubblico.
Lavori in corso
Lo stanziamento è il frutto di due canali di finanziamento: 150 milioni provengono dal “Patto per la Calabria” e 50 milioni reperiti sul Por 2014/2021. Inutile dire che quasi nessuno è arrivato a conclusione, fatta eccezione per soli 14 interventi che risultano ultimati e collaudati. La maggior parte sono catalogati con: lavori in corso, in fase di progettazione, intervento mai partito.
Il flop del Patto per la Calabria
Non a caso al 31 dicembre 2021 la quasi totalità degli interventi inclusi nel Patto per la Calabria rischiava il definanziamento perché non si era ancora arrivati neppure alla sottoscrizione del contratto di affidamento dei lavori. Tutti sono stati spostati in blocco sul Psc, per evitare di vanificare l’opera che resta ancora oggi assai lacunosa.
Programmazione integrativa
È solo nell’estate del 2021, infatti, che il dossier sulla depurazione lascia le “segrete” stanze del dipartimento per tentare un approccio di condivisione con le amministrazioni comunali, destinatarie dei finanziamenti e titolari delle progettazioni delle opere. A detenere le deleghe all’Ambiente c’era l’assessore Sergio De Caprio che a luglio redige una analisi puntuale e impietosa dello stato dell’arte.
Analisi impietosa
Non solo tutti gli interventi fino ad allora finanziati nella quasi totalità dei casi non erano stati completati ma addirittura gli stanziamenti venivano ritenuti insoddisfacenti per superare le procedure di infrazione comunitarie. Vi erano poi anche casi di Comuni che seppur compresi nelle procedure di infrazione non erano stati inclusi nelle precedenti programmazioni e, infine, territori - come Cutro, Melicuccà e Sant’Agata del Bianco – totalmente privi di impianti di depurazione ma mai destinatari di fondi.
200 milioni
È da qui che nasce la programmazione integrativa deliberata nell’agosto del 2021, come tentativo di porre definitivamente rimedio al fenomeno della maladepurazione in Calabria. Il piano congegnato dall’ex assessore all’Ambiente, Sergio De Caprio, blindava 165 milioni di euro del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2021/2027 per la realizzazione di una prima tranche di interventi - 125 a valere come anticipo di 64 milioni sul Fsc – e una seconda tranche di 137 interventi a completamento con le restanti risorse.
La dote della precedente giunta
Per ora, solo la prima parte di fondi è stata effettivamente liquidata ai Comuni, inclusa nella delibera Cipe 79/2021 pubblicata in Gazzetta Ufficiale nel marzo del 2022. Si tratta degli interventi illustrati nel luglio dello scorso anno dal presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ma ricevuti in dote dalla precedente gestione regionale che aveva già predisposto programmazione e reperito le risorse.
Work in progress
Il contratto di affidamento dei lavori è previsto entro dicembre 2024, con una progettazione già in fase avanzata ma da cui si desume che gli interventi non siano ancora neppure iniziati. Altri 46 sono stati deliberati nel maggio scorso stanziando quasi 10 milioni di euro reperiti dai fondi Pac 2007/2013 da completare tassativamente entro la fine di dicembre mentre la seconda tranche della programmazione integrativa a valere sui fondi Psc non è ancora stata né deliberata né liquidata.
L'impegno con Bruxelles
Non dovrebbe, dunque, stupire se quest’ennesima stagione balneare non sia al top in Calabria e se si susseguono avvistamenti in mare di chiazze e liquami maleodoranti. Probabilmente andrà meglio quando si riuscirà a chiudere tutte le procedure d’infrazione comunitaria, solo allora si avrà certezza del reale completamento degli interventi di adeguamento dei depuratori calabresi. La Regione ha preso un impegno con Bruxelles: entro il 31 dicembre 2030.