«Anche se non rientra nel perimetro dei siti natura 2000, è localizzato in un’area ad elevata valenza naturalistica». Alle perplessità già espresse dal ministero della Cultura, si uniscono adesso quelle manifestate dalla Regione Calabria che, nell’ambito della procedura autorizzativa, ha depositato le proprie osservazioni, seppur oltre i termini di scadenza, sulla realizzazione del mega impianto eolico al largo del Golfo di Squillace.

Eolico al largo di Squillace: il progetto Enotria

Un progetto che prevede l’installazione di 37 aerogeneratori di un’altezza di duecento metri nello specchio d’acqua antistante Punta Stilo ma con interventi anche a terra per la connessione dell’impianto alla rete di trasmissione nazionale, e che nelle scorse settimane ha mobilitato amministratori pubblici e associazioni ambientaliste contrarie all’attuazione.

Specie a rischio estinzione  

Il timore espresso dalla Regione Calabria nelle osservazioni è quello di costituire «una significativa interferenza sulle popolazioni di specie a rischio estinzione», il mar Ionio e l’area dove ricade l’intervento è «importante per la nidificazione ed il transito di Caretta Caretta, per la presenza di diverse specie di cetacei, ed inoltre rappresenta un importante corridoio migratorio di avifauna».

La Caretta Caretta

Innanzitutto, la tartaruga, specie protetta proprio perché a rischio estinzione, depone le sue uova anche nel tratto di costa che corre tra Le Castella (Kr) e Capo dell’Armi (Rc), «spiagge sabbiose su cui si concentra il maggior numero di nidificazioni a livello nazionale con 100-180 nidi rinvenuti annualmente».

Minaccia alla sopravvivenza

Nel solo Golfo di Squillace si stimano 10-20 deposizioni all’anno. «Il traffico nautico o qualsiasi altra attività entropica possono interferire con il loro sistema di orientamento oppure, nei casi più gravi, minacciarne la sopravvivenza» argomenta il dipartimento Ambiente della Regione Calabria che cita però anche altri casi.

I cetacei

Ad esempio, la presenza di cetacei nel tratto di mare tra Brancaleone e Le Castella. Dal 2019 al 2021 è stata rilevata la presenza di quattro specie della famiglia dei delfinidi con 38 avvistamenti, oltre ai grampi o delfino di Risso.

Le specie migratorie

E, infine, il ruolo strategico del mar Ionio per le specie migratorie. «L’area ionica della Calabria per la sua posizione geografica costituisce indubbiamente una delle aree di maggiore importanza ornitologica della regione che la rende luogo di transito o di sosta regionale per molte specie migratrici e svernanti, e di numerose specie marino pelagiche che sorvolano regolarmente la superficie del mare per la quotidiana ricerca trofica o per i consueti movimenti migratori».

Il corridoio migratorio

La Berta maggiore, la Berta minore, l’Uccello delle tempeste, la Sula, il Gabbiano corso e il Gabbiano corallino «protette a livello comunitario e pertanto meritorie e di attenzione e protezione». «Complessivamente – scrive ancora il dipartimento Ambiente – l’area ionica della Calabria costituisce un ideale corridoio migratorio per tutte le specie di avifauna che sfruttano l’asse costiero per i loro spostamenti annuali migratori, queste specie tagliano abitualmente golfi ed altre insenature per accorciare il lungo tragitto da e verso i quartieri di svernamento o riproduzione».

Grave pericolo di collisione

«In questo caso, quote di volo e traiettorie dei vari flussi migratori sono difficilmente prevedibili essendo particolarmente influenzate dalle condizioni meteo marine. In tale scenario, qualsiasi ostacolo o attività che intersechi la rotta degli animali rappresenta un grave pericolo di collisione con la relativa perdita di individui appartenenti anche a gruppi di specie protette come rapaci, cicogne, e altri grandi veleggiatori» si legge nelle conclusioni delle osservazioni prodotte dalla Cittadella.

Valanga di osservazioni 

Non le uniche. Al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica sono giunte da tutta la Calabria una trentina di documenti depositati da privati, da amministrazioni comunali contrari alla realizzazione dell’impianto, da Pro Loco e dalle più disparate associazioni ambientaliste, a tutela della sicurezza ambientale, e del patrimonio storico e artistico, gruppi archeologici, il club alpino e anche aziende agricole.