C’è chi non può mandare i bambini a scuola e compiere le faccende domestiche; c’è chi non riesce a preparare da mangiare; c’è, ovviamente, chi non riesce a lavarsi. Ed è così che un gruppo di donne del centro storico, mamme, nonne e casalinghe, stamattina ha improvvisato una protesta in piazza Toscano Mandatoriccio, al centro di uno dei quartieri più popolari del centro storico di Rossano, per protestare contro la costante carenza idrica che, ormai a cadenza, giornaliera interessa i quartieri del capoluogo bizantino e le contrade circostanti.

«A Pantasima quinto giorno senza acqua»

«In via Pantasima (una contrada poco fuori il centro abitato rossanese) – racconta una delle voci di donna che stamattina protestavano – manca l’acqua da 5 giorni. Purtroppo non abbiamo la possibilità di installare un autoclave e non abbiamo nemmeno il servizio autobotte. È una situazione molto critica perché ormai rasentiamo le condizioni igienico-sanitarie minime». Fa eco un’altra signora. «Ormai l’acqua – in questo caso il problema è focalizzato sul centro storico – arriva un giorno sì e l’altro no. Viviamo alla giornata e la cosa che fa più tristezza e che nemmeno avvisano dal comune quando ci sono i disagi».

Crisi idrica e degrado

Ma tra le tante storie e disavventure di chi ogni mattina, prima di alzare la levetta del rubinetto, si fa il segno di croce sperando di non incorrere in una giornata “NO”, c’è anche chi lamenta degrado e abbandono. Soprattutto nei vicoli secondari e nelle zone non centrali. L’area di via Prigioni, così come quella di San Giovanni Battista e di colonna Sant’Isidoro, versano in condizioni critiche. «Dobbiamo rimanere sigillati in casa – ci dice una nonna – perché siamo invasi dai topi. Di notte poi abbiamo paura perché sembra di vivere in un luogo abbandonato a se stesso».

La gente chiede l’intervento del sindaco

Ed il leitmotiv è sempre quello: «Noi paghiamo le tasse al Comune ed il comune non ci corrisponde i servizi». Ma questo non da adesso. Sono almeno tre lustri che di scene come quella di stamattina si vedono e si rivedono. Però, come ricordano le signore a piazza Toscano Mandatoriccio, «il nostro giovane sindaco ha fatto una campagna elettorale su questi temi e ci saremmo aspettati una reazione diversa. E invece, siamo nuovamente punto e a capo».

A Corigliano, invece, la storia delle case popolari… murate

Fin qui Rossano centro storico. Ma spostandoci nell’altro centro antico della nuova polis della Sibaritide, a Corigliano, la musica non cambia. Manca l’acqua e la gente denuncia degrado e abbandono e anche qui c’è una situazione particolare. È quella delle case di Via San Nicola. Un complesso di abitazioni storiche, nel cuore di quella che un tempo fu la Grecìa coriglianese (il primo insediamento urbano del centro ausonico), nei primi anni del secondo millennio, venne interessato da un piano di riqualificazione urbano varato dall’Amministrazione comunale del tempo.

L’intenzione, all’epoca, era quella di frenare il costante spopolamento dell’abitato, all’ombra del castello ducale e restituire decoro all’intero contesto urbano. Venne sottoscritto, tra le altre cose, un accordo con Aterp Cosenza. L’agenzia territoriale che si occupa di residenza popolare avrebbe dovuto riqualificare alcuni immobili che si ergono lungo via San Nicola e poi destinarli ad uso abitativo ai nuclei abitativi senza casa.

Via San Nicola oggi è diventata una discarica

I lavori vennero eseguiti, i muri esterni intonacati e verniciati, così come anche vennero realizzate le divisioni interne. Poi, il nulla. Da più di quindici anni quelle case sono inutilizzate. Statiche, diventando un ulteriore ricovero di degrado in una zona che già di per sé aveva bisogno di essere recuperata. Il comune all’epoca pensò bene di chiudere quelle abitazioni, murando finestre, entrate e balconi. Ed oggi sembrano monoliti di pietra e cemento in mezzo al centro storico: luogo ideale dove poter compiere qualsiasi tipo di reato, anche e soprattutto di natura ambientale. Basta, infatti, sporgersi dietro un angolo di via San Nicola e trovarsi difronte cumuli e cumuli di inerti, di ingombranti e materiale pericoloso. Che sta li – anche in questo caso - chissà da quanto!