Tra 300mila e 500mila. Un numero preciso non c’è, ma è questo il range entro cui si muove la dilagante diffusione dei cinghiali in Calabria. Più volte gli agricoltori hanno invocato misure straordinarie per il contenimento degli ungulati diventati un pericolo non solo per le produzioni agricole ma anche per la sicurezza stradale. La Regione si prepara, quindi, ad adottare un piano che prevede nuove misure, finora vietate, per cercare di ridurre la proliferazione della specie.

È pronto per essere approvato il piano regionale per il contenimento dei cinghiali. Una misura straordinaria che consentirà di ridurre il numero di capi divenuti un serio problema per l’agricoltura e la sicurezza stradale. La Coldiretti esprime soddisfazione.

Abbattimento programmato

Un’anticipazione è stata fornita da Coldiretti Calabria che ha fatto parte del gruppo di lavoro deputato alla stesura del documento ormai in dirittura d’arrivo. «Il piano prevede innanzitutto un abbattimento programmato di almeno l’80% dei trecentomila capi censiti» ha spiegato Pietro Bozzo, direttore Coldiretti Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia.

Cinghiali 2.0

«Parliamo di circa 240mila cinghiali. Si aprirà ad abbattimenti anche nelle aree protette e nei parchi. Bisogna ricordare che quella attualmente presente non è la specie autoctona italiana ma l’evoluzione derivata dall’introduzione di una specie dell’est Europa molto più prolifica. Se infatti la specie italiana dava alla luce tre piccoli, questa può generare fino a 12 o 13 piccoli. Ci troviamo, quindi, ad un punto di non ritorno».

Danni all’agricoltura e sinistri stradali

Innumerevoli i danni all’agricoltura ma non solo. La circolazione indiscriminata di cinghiali è stata all’origine di sinistri stradali che hanno provocato in alcuni casi anche vittime. Coldiretti anticipa le azioni previste nel piano. «Dalle notizie che abbiamo sarà possibile intervenire su tutto il territorio regionale e per l’intero anno. È necessario riportare i numeri ad un livello che può essere gestito» aggiunge Pietro Bozzo. 

Agricoltori a difesa della terra

«Per evitare il rimborso dei danni agli agricoltori e a chi rimane vittima di incidenti stradali causati dai cinghiali è necessario che queste azioni siano svolte attraverso una adeguata formazione rivolta a tutti i soggetti coinvolti nel piano. Anche gli agricoltori, muniti di permesso di caccia, o i dipendenti delle aziende agricole, con i requisiti, avranno così la possibilità di tutelare le produzioni agricole e i raccolti». 

«Come Coldiretti – precisa ancora Bozzo - abbiamo sempre ribadito che nelle zone dove si produce cibo non si possono esserci cinghiali o fauna selvatica che distrugge i nostri prodotti».

Chi può cacciare

Nello specifico, la bozza – non ancora approvata – prevede che possano intervenire personale della polizia provinciale, guardie venatorie, i corpi forestali regionali, società e ditte specializzate, cacciatori, proprietari terrieri e veterinari. «Possono essere anche utilizzate trappole, fino ad oggi vietate. Questo ci fa ben sperare che si possa ridurre notevolmente il numero di cinghiali».

La modifica dell’ecosistema 

Il piano ha una durata quinquennale. «A conclusione di questo periodo potremmo comprendere se è necessario continuare su questa linea o adottare semplici azioni di contenimento, come auspichiamo, ristabilendo così l’equilibrio nel nostro ecosistema mutato con le conseguenze che tutti oggi conosciamo».

Le terre abbandonate

«Non è semplice stimare i danni perché non si tratta solo di prodotti distrutti dalla presenza del cinghiale» precisa ancora Bozzo. «Ci sono agricoltori che hanno deciso di abbandonare l’attività agricola perché non sono riusciti a combattere ad arginare la proliferazione di questi animali. Quindi, non c’è solo un danno economico ma anche sociale a causa dell’abbandono delle terre, il che produce mancata manutenzione del territorio, incendi e dissesto idrogeologico. Abbiamo una Calabria che può darci tanto in termini agricoli e turistici, attraverso questa azione iniziamo a fare in modo che gli agricoltori tornino a ripopolare le terre abbandonate per essere consegnate ai cinghiali».