29, 30 e 31 gennaio, i famigerati "giorni della merla", che tradizione vuole essere i più freddi dell’anno. Previsione non valida per il 2018. Più che il verso del merlo, secondo i meteorologi sarà il canto del cigno a contraddistinguere gli ultimi giorni del primo mese dell’anno, caratterizzati da un’anomala ondata di calore. Un anticlone che nelle regioni del Sud farà innalzare la colonnina di mercurio fino ai 16 gradi nelle ore più calde della giornata. Temperature superiori quasi di dieci gradi rispetto alla media del periodo, più affini a quelle che di solito si registrano nei mesi di ottobre e novembre. Dovrebbe quindi essere, a meno di un colpo di coda, il canto di addio del rigido inverno, che lascerà lentamente spazio a una timida primavera.

Il giorno della marmotta

Molto sole e poche, risicate piogge, ma – spiegano i meteorologi – questa condizione ha un rovescio della medaglia. La mancanza di precipitazioni potrebbe determinare una scarsità di risorse idriche, e non è comunque segno di un ecosistema “sano”. L’innalzamento delle temperature è infatti diretta conseguenza del surriscaldamento globale. Ma cosa accadrà nelle prossime settimane? Per scoprirlo, secondo una  tradizione, bisogna spostarsi di decine di migliaia di chilometri, in Canada, dove il 2 febbraio è tradizionalmente il giorno della marmotta. Osservando il comportamento del letargico roditore, si potrebbe infatti prevedere la durata della stagione fredda. In maniera parecchio pittoresca. Se l’animale, uscendo dalla tana, si spaventerà della propria ombra, è segno che il sole è alto, e l’inverno insisterà ancora per almeno sei settimane. Se viceversa la marmotta uscirà tranquilla, è segno di imminente primavera. 

 

Loredana Colloca