Cosenza stacca tutte. Il capoluogo bruzio è il più green del sud Italia, con un’ottima posizione anche nella graduatoria nazionale, dove si piazza settima. A dirlo è il report “Ecosistema urbano 2023”, realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore.  

Lo studio prende in esame le performance ambientali di 105 comuni capoluogo. E la Calabria, fatta salva Cosenza, colleziona risultati non troppo lusinghieri. Per ritrovare infatti la nostra regione nell’elenco bisogna scendere dal settimo al 66esimo posto, dove spunta Catanzaro. E da qui poi giù fino ai piani bassissimi, dove troviamo, nell’ordine, Vibo Valentia (95), Reggio Calabria (99) e Crotone (100)

Trentesima edizione, quest’anno, per il report che per l’occasione fa il punto sui monitoraggi avviati nel 1994. A guidare la classifica, a livello nazionale, è Trento, seguita da Mantova e Pordenone. Fanalino di coda tre città siciliane: Caltanissetta, Catania e Palermo.

Legambiente parla di «strada in salita per le città italiane. Negli ultimi 30 anni hanno visto una crescita lenta e troppo altalenante. Le emergenze urbane, nonostante lievi miglioramenti, restano più o meno le stesse: smog, trasporti, spreco idrico, auto circolanti restano le questioni più critiche da affrontare».

Diversi gli indicatori posti sotto la lente, afferenti a cinque macroaree: aria, acqua, mobilità, verde, rifiuti. Per Legambiente «in questi 30 anni a rallentare la crescita sostenibile delle città sono stati interventi troppo a comportamenti stagni che non hanno permesso l’accelerata che serviva alle aree urbane, in cui oggi si concentra una sfida cruciale. E così accanto ai lenti e progressivi miglioramenti come l’aumento della percentuale di raccolta differenziata (dal 4,4% in media del ‘94 al 62,7% nel 2022 ma solo in alcuni capoluoghi) e delle piste ciclabili (passate da una media di 0,16m equivalenti/100 abitanti nel ‘98 a una media di 10,59m equivalenti/100 abitanti nel 2022) in questi 30 anni non sono mancati stalli e ritardi».

«Nessun miglioramento, ad esempio – riporta ancora Legambiente –, per il tasso medio di motorizzazione dei comuni capoluogo italiani che si conferma, come trent’anni fa, a livelli tra i più alti d’Europa: 66,6 auto ogni 100 abitanti; è cresciuta la produzione complessiva di rifiuti (passando da una media pro capite di 455 kg/anno del ‘94 a 516 kg/anno nel 2022), e il trasporto pubblico è ancora lontano dalle medie europee ed è passato da 97 viaggi pro capire all’anno nel ’95 ai 65 viaggi pro capire all’anno nel 2022)».

Nel dettaglio: Cosenza

Nel capoluogo bruzio si distinguono, in particolare, i dati relativi alla presenza di alberi, di isole pedonali e al solare pubblico. Per quanto riguarda la qualità dell’aria, buono il dato sulle emissioni di Pm10, meno gli altri indicatori (biossido di azoto, Pm 2,5, ozono). Bene anche la valutazione sulla dispersione idrica. Meno bene, nel complesso, i risultati riguardanti mobilità (a parte il minor numero in assoluto di vittime della strada e la presenza di piste ciclabili) e rifiuti.

Nel dettaglio: Catanzaro

Il capoluogo di regione si distingue solo negli indicatori della qualità dell’aria, con buoni livelli in particolare per Pm10, Pm2,5, biossido d’azoto. Punteggi non altissimi nelle altre aree, fatto salvo un secondo posto nella classifica delle città con il minor numero di vittime della strada.

Nel dettaglio: Vibo Valentia

Numeri positivi per Vibo per quanto riguarda i consumi idrici domestici. Buoni i dati sulle emissioni di biossido d’azoto e Pm2,5, per quanto riguarda la qualità dell’aria. Dati nel complesso non troppo positivi per verde, mobilità e rifiuti.

Nel dettaglio: Reggio Calabria

Primo posto per la città dello Stretto per il numero più basso di rifiuti prodotti, ma arranca la raccolta differenziata. Buoni i dati per le emissioni di biossido d’azoto e Pm2,5, ma nel complesso la situazione non è rosea nelle cinque macroaree considerate.

Nel dettaglio: Crotone

Se si trova ai piani bassi della classifica generale è perché evidentemente inanella una serie di risultati parziali poco incoraggianti. E in effetti il capoluogo pitagorico non sfonda – anzi, in diversi casi sprofonda – in nessuna delle macroaree. Buono solo il dato sulle emissioni di Pm2,5, per il resto c’è ancora molto da lavorare.