L’emergenza cinghiali e i rischi derivanti dalla diffusione della peste suina in Italia al centro del dibattito politico e sociale. Proprio nei giorni scorsi, la Regione Calabria ha approvato un Piano di intervento che prevede l’abbattimento di 82mila capi. Il decreto, firmato dal presidente Roberto Occhiuto, infatti punta a eliminare l’80% degli ungulati al fine di garantirne un progressivo de-popolamento. Da queste basi si è sviluppata la discussione nell’ambito di Dopo la notizia, il format condotto da Pasquale Motta. Ospiti della puntata, l’assessore regionale Gianluca Gallo e Giuseppe Giordano, presidente regionale Federcaccia.

Peste suina, i rischi per la Calabria

In particolare, l’assessore Gallo evidenzia: «Si tratta di una emergenza europea e nazionale. Una emergenza triplice poiché coinvolge il settore agricolo, con molti terreni abbandonati specie nelle aree interne. Paghiamo danni da cinghiali per milioni di euro. Un’emergenza per la pubblica incolumità perché la massiccia presenza di cinghiali provoca incidenti. Un’emergenza- scandisce- sanitaria. Ad oggi i casi di peste suina hanno interessato tre regioni Liguria, Piemonte e stranamente il Lazio non passando per zone limitrofe. Dobbiamo attrezzarci per prevenire l’avanzata della peste e soprattutto non dobbiamo essere ipocriti, molti capi abbattuti sono già malati di tubercolosi. Avere l’accertamento di un caso sul territorio – conferma l’assessore regionale - significa una vera e propria sciagura. Vengono bloccate le iniziative venatorie, e qualsiasi attività anche la raccolta funghi».

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Il proliferare dei cinghiali

La prevenzione passa dunque dall’aumento degli abbattimenti «che sono assolutamente necessari». Sull’origine dell’eccessivo proliferare di ungulati si segnalano una serie di concause, tra cui immissioni improprie sul territorio avvenute alcuni decenni fa: «Non è una specie nostrana, proviene dai Balcani che qui ha proliferato. Ogni scrofa partorisce da 8 a 12 cuccioli, ogni 8 mesi. Le stime (sull'effettivo numero di esemplari presenti) sono dunque al ribasso. Anzi, posso confermare senza timore di smentita che in alcune aree ci sono più cinghiali che uomini e donne». 

L’auspicio è che «il Parlamento licenzi una norma affinchè venga prolungata la stagione di caccia». Le Regioni, viene infatti specificato, emanano il calendario venatorio in corrispondenza della normativa nazionale e sotto vigilanza Ispra, istituto parte del Ministero dell’ambiente.

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Federcaccia, la peste suina e i rischi per un settore trainante per l’economia

Il rappresentante Federcaccia, si è concentrato sulla necessità di «allargare la caccia in braccata (combinazione uomini e cani) di almeno due mesi, nonché migliore pianificazione. Ovvero una strategia perché le varie forme di caccia producano migliori effetti». Non solo. Come evidenziato dal presidente Giordano, Federcaccia lo scorso 13 luglio ha presentato un progetto pilota, linee guida per un Piano gestione sostenibile capace di dare risposte sia per l’abbattimento dei danni in agricoltura sia per la sorveglianza e prevenzione sanitaria». Tra le cause che hanno concorso al proliferare dei cinghiali, anche l’abbandono delle campagne e l’aumento delle foreste: «L’aumento degli ungulati, tiene a precisare Giordano, mette inoltre a rischio le altre specie animali».

Nessun dubbio sugli effetti nefasti della diffusione della malattia in terra calabra: «Sarebbe una sciagura, verrebbe colpito un settore trainante per l’economia e metterebbe in ginocchio la regione anche per la serie di attività inibite».

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Gli abbattimenti previsti in Calabria

In Calabria, solo quest’anno, si conta di abbattere circa 65mila capi: «Non dobbiamo dimenticare – rimarca l’assessore Gallo – che la peste suina africana è una emergenza sanitaria. Dispiace per i cinghiali ma bisogna prevenire danni gravissimi all’economia e alla pubblica incolumità». Per Giordano, tuttavia «si tratta di numeri difficilmente raggiungibili» in mancanza di un diverso approccio al fenomeno. Pronta la replica dell’esponente della giunta Occhiuto: «Stiamo anche elaborando un Piano faunistico venatorio ma confidiamo nel legislatore nazionale altrimenti non si muove nulla».

È possibile rivedere la puntata su LAC PLAY