Sono sempre di più, si riproducono due volte l’anno con cucciolate sempre più numerose. Arrivano a pesare fino a due quintali. Rompono qualunque tipo di recinzione, riescono a mordere e spezzare anche quelle in ferro.

 

I cinghiali anche nel catanzarese sono diventati un’emergenza, un pericolo per le colture e le persone che non si riesce più a gestire. Ne sanno qualcosa i piccoli imprenditori agricoli di Feroleto Antico e Serrastretta, comuni sulle spalle di Lamezia e a forte vocazione agricola.

Una vocazione che ha dovuto negli anni fare i conti con i cinghiali. Gli agricoltori sono esasperati, la conta dei danni aumenta sempre più mentre le procedure per i rimborsi tra la somma da anticipare per i periti e quanto riconosciuto dalla Regione che spesso, secondo gli imprenditori, si allontana di molto da quella effettiva, sono dei meri palliativi per conti depauperati.

 

C’è chi ha provato anche a cambiare tipo di coltivazione, ma con scarsi risultati. I cinghiali hanno un forte spirito di adattamento oltre ad una stazza importante.

 

Rosicchiano e mordono fino a farle cedere le recinzioni in ferro, saltano per arrivare ai frutti come nel caso dei ciliegi. Divorano cipolle, zucchine, castagne, grano, lupini e tutto ciò che capita loro a tiro.

 

Scavano cercando acqua, devastano le piantagioni. Abituati ad uscire la notte e a rimanere nascosti di giorno, sono un vero e proprio pericolo tanto che gli agricoltori si definiscono “ai domiciliari”. Hanno paura di uscire di casa e di essere attaccati, molti hanno avuto incidenti a causa loro. Chiedono un intervento della Regione concreto, che tenga conto dei danni economici e di qualità della vita che subiscono.