Nei mesi a cavallo del 2021 e 2022, grazie ai giovanissimi del Gruppo Speleo-Archeologico “Aquila Libera” di Cassano allo Ionio (Cosenza), guidati dal presidente Mario Vincenzo Benedetto, in piena sinergia e col sostegno di Terme Sibarite spa e dell’amministratore unico Gianpaolo Iacobini, sono state approfondite le ricerche idro-speleologiche nell’area di competenza delle Terme Sibarite. Con grande soddisfazione – si legge in un comunicato - le stesse hanno permesso di raggiungere lo scopo principale della ricerca e risolvere un grande enigma legato alle acque termali e come le stesse si sviluppino sottoterra.

La grotta sorgente

Il dato saliente è rappresentato dal rinvenimento di una grotta, probabilmente già nota – almeno nella parte d’ingresso – anche in passato, sebbene poi dimenticata ed anzi occlusa artificialmente. Essa insiste nella parte posteriore di un’antica e piccola struttura muraria chiusa da una griglia di mattoni e addossata ad un riparo roccioso; da qui si diparte un budello in discesa con presenza sul fondo d’acqua tiepida poco solforosa, che si immette verso il basso in altri cunicoli molto piccoli; verso l’alto è invece presente una sorta di frattura che permette di accedere nella parte superiore della grotta, dalla cui sommità cade un copioso stillicidio d’acqua sempre termale. Poco più in basso, il torrentello riappare fuoriuscendo da uno stretto cunicolo, ancora tutto da esplorare. Tutti gli ambienti, nella parte sin qui esplorata fino a 15 metri di profondità – riferisce il gruppo - sono adorni di un particolare concrezionamento coralliforme, tipico degli ambienti ipogei con presenza di acque calde e solforose.

L’importanza della scoperta

Le numerose grotte che si sviluppano in maniera notevole nelle aspre rocce dolomiche che contornano l’abitato di Cassano allo Ionio, tutte ipogenetiche, ovvero formate grazie ad antichissimi contatti diretti ed indiretti con le profondissime acque calde solfuree, non hanno ad oggi un collegamento diretto con le stesse. Questione – si rileva - mai risolta, nonostante i molteplici e cinquantennali lavori di ricerca effettuati in tutte le grotte conosciute da una moltitudine di speleologi e ricercatori locali e nazionali.

Questa nuova scoperta, se pur ancora non legata a notevoli estensioni metriche, ha finalmente risolto, sebbene solo parzialmente, la questione, peraltro grazie all’opera di speleologi, soprattutto giovanissimi, cassanesi.

Constatata quindi la notevole unicità della grotta, nel futuro più prossimo qui concentreremo i più svariati studi idrogeologici, chimico-fisici e biospeleologici, ma anche esplorativi: «È nostra convinzione – ribadisce il gruppo - che uno studio continuativo delle caratteristiche delle acque, oggi relativamente semplice grazie agli strumenti a registrazione continua, potrebbe consentire una migliore comprensione del fenomeno, con riferimento sia alla modalità di diluizione delle acque, sia al loro contributo ai processi di formazione delle grotte».

Le acque termali di Cassano

La risalita di acque termali a Cassano è strettamente collegata allo sviluppo del sistema di grotte carsiche presenti nel picco roccioso di San Marco e del Muraglione. La presenza di rocce dolomitiche, permeabili, rappresenta la via attraverso cui le acque dalla profondità risalgono verso la superficie, riuscendo a mantenere le temperature relativamente elevate che ne accentuano l’interesse per l’impiego terapeutico negli stabilimenti termali.

La composizione chimica, che evidenzia arricchimenti in ioni potassio, magnesio, solfato e subordinatamente in sodio e calcio, testimonia l’interazione con rocce di tipo dolomitico ed evaporitico che ha luogo in profondità nel sottosuolo. Al tempo stesso, la concentrazione relativamente bassa di queste specie chimiche potrebbe essere collegata ad una diluizione causata da acque più superficiali, meno ricche in sali disciolti.

La formazione delle grotte

Le acque termali di Cassano, tuttavia, si caratterizzano principalmente per la presenza di acido solfidrico, sostanza gassosa disciolta che conferisce il caratteristico odore sulfureo. È proprio l’interazione tra questo gas e la roccia dolomitica che – spiegano nel comunicato - ha causato le azioni corrosive responsabili della formazione delle grotte. Questo processo può attivarsi in prossimità della superficie, dove le acque sulfuree che risalgono vengono a contatto con l’ossigeno presente nell’atmosfera.

Le grotte cassanesi sono disposte su più livelli, parecchie decine di metri al di sopra dell’attuale quota di emergenza delle acque sulfuree e rappresentano passati momenti della storia evolutiva dell’area. Le grotte - evidenziano - erano percorse dalle acque termali verso antiche sorgenti sulfuree poste a quote maggiori.

Nuove specie

Si può immaginare che all’interno della collina che sovrasta l’abitato di Cassano esistano grotte parzialmente o totalmente allagate che stanno formandosi presso l’attuale quota di scorrimento delle acque termali, per cui sarebbe auspicabile una maggiore conoscenza del sottosuolo adiacente gli impianti termali. Tali future ricerche – concludono - inoltre potrebbero persino consentire di individuare fauna idro-cavernicola di estremo interesse, come del resto avvenuto qualche anno fa al Vucco Ucciardo, dove si è riusciti a trovare dei microcrostacei appartenenti a nuove specie di Cottarellicaris, Copepodi della famiglia Parastenocarididae. Il loro ritrovamento in grotta rappresenta un’inedita “novità” ecologica, oltre che un importante indizio per quanto concerne la purezza dell’ambiente sotterraneo e di superficie.

Il campo di esplorazione

È previsto infatti per la seconda metà del mese di aprile prossimo, sempre in cooperazione con le Terme Sibarite, uno specifico campo di esplorazione e studio chiamato “I Quadène 2022”, che vedrà la partecipazione di importanti ricercatori specializzati in acque termali calde e solforose ed esperti speleologi.