Lenta ripresa della raccolta grazie all'utilizzo degli spazi residui delle discariche di Cassano e San Giovanni in Fiore. Ma l'emergenza rimane: mancano gli impianti mentre i comuni non hanno le risorse per pagare il servizio
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La soluzione messa in campo per tamponare l'emergenza rifiuti, prevede il recupero dello spazio residuo ancora disponibile delle discariche di Cassano e San Giovanni in Fiore, prima della loro definitiva tombatura e bonifica. Ma si tratta di pochi metri cubi, appena sufficienti per arrivare fino al nuovo anno. Poi bisognerà cercare altri percorsi, come ribadito durante il vertice coordinato in Prefettura dal vicario Franca Tancredi, al quale hanno partecipato tra gli altri, il presidente dell'Ato 1 Marcello Manna accompagnato dal vicepresidente Vincenzo Granata e dal dirigente tecnico Francesco Azzato, il sindaco di Cassano allo Ionio Gianni Papasso, il presidente del Consorzio Valle Crati Maximiliano Granata, i dirigenti regionali Domenico Pallaria e Antonio Augruso. Presente anche Ida Cozza, indicata in qualità di Commissario ad acta dell'Ambito Territoriale Ottimale di Cosenza per l'individuazione dei siti in cui costruire l'Ecodistretto ed allocare le discariche di servizio. Nel frattempo, sia pure a rilento, lo sblocco di Cassano e San Giovanni in Fiore, consentirà di ripartire con la raccolta della spazzatura accumulatasi nelle strade.
Chi paga i servizi?
Al di là della questione infrastrutturale, c'è poi la partita economica con tutte le sue incognite. I comuni, molti dei quali in dissesto o in predissesto, non hanno ancora liquidato il dovuto per i servizi di smaltimento della frazione indifferenziata e degli scarti destinati alle discariche. Affinché la Regione anticipasse le somme a Calabra Maceri ed Ecoross, titolari dei due impianti di trattamento, era necessario raggiungere la quota dell'80 per cento degli importi complessivi per il primo semestre 2019, asticella troppo alta soprattutto adesso che il milione di euro dovuto da Palazzo dei Bruzi è rimasto congelato proprio in virtù del crack finanziario dell'Ente. Dal primo gennaio poi, verrà meno anche l'ombrello della Regione ed i comuni dovranno rapportarsi direttamente con i gestori privati degli impianti autorizzati, con il rischio di non avere le risorse necessarie per accedere al servizio e quindi, di non poter conferire la spazzatura prodotta dai cittadini.
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