“Non esistono più le mezze stagioni”, oramai, non è una frase fatta fra le più abusate, ma una dura realtà. Il weekend del 2 novembre diversi italiani hanno scelto il mare come meta prediletta e molti di loro si sono cimentati in un bagno che, appena cinque anni fa, sarebbe stato definito decisamente fuori contesto. E invece, nelle immagini che hanno popolato i telegiornali, con le temperature che si sono fatte registrare in Calabria è sembrato tutto normale. Anche se normale non è.

Il clima, insomma, sta cambiando, non solo al Sud ma in tutta Italia e in tutta Europa. Le zone meridionali, in particolare, sono le prime più colpite. Bernardo Gozzini, amministratore unico del Consorzio LaMMA, fa il punto su quanto sta avvenendo: «L’aumento delle temperature fatto registrare nel 2022-23 aveva uno scarto, rispetto al trentennio ‘91-2020, di un grado e dieci. Il 2021 aveva fatto registrare un incremento di 0,7 gradi, ma a questo punto il rischio è quello di una parabola costantemente in ascesa».

Fenomeni estremi

La tragedia di Valencia, il fango di Bologna, la voragine di Lamezia Terme, tre eventi figli del cambiamento climatico e, spiega Gozzini, «dell’aumento temperatura del mare. Il Mediterraneo ha una temperatura media di 28° negli ultimi anni, mentre la norma era fra i 24 e i 25°». Ed ecco perché si può fare il bagno a novembre.
Non il massimo insomma: «Dobbiamo renderci conto che un mare molto caldo porta a una maggiore evaporazione e a una maggiore energia che da qualche parte andrà scaricata e questo causa alluvioni sempre più frequenti negli ultimi anni». Campi Bisenzio, Emilia Romagna (a più riprese), Marche e ancora altre: «Una massa d’aria – spiega Gozzini – più è calda più contiene acqua precipitabile, che viene scaricata in questi eventi estremi. La precipitazione sta cambiando come fenomeno e non riusciamo a trattenere l’acqua». E da qui si arriva alla siccità e all’emergenza idrica che, negli ultimi tempi, sta caratterizzando il Sud Italia.

Calabria tropicale

Quanto avvenuto nell’ultimo weekend, con i bagni di fine ottobre, ha fatto discutere l’opinione pubblica. Perché se è vero che il clima al Sud è sempre stato più caldo, è altrettanto vero che si è persa la misura: «Le nuove realtà del clima al Sud – spiega ancora Gozzini – vedono estati sempre più caratterizzate dal monsone africano che sposta la fascia tropicale verso l’Europa meridionale e, per questo, Grecia, Spagna e Italia vedono le loro aree meridionali tropicalizzarsi». Un problema che in Calabria è evidente ancora oggi: «C’è il problema della siccità, oltre a quello delle temperature alte: Roma, Bologna, Firenze fanno registrare ogni estate temperature oltre i 40 gradi, Sicilia e Calabria pongono record di temperature che restano imbattuti solo per un anno». Fino, cioè, all’estate successiva.

Autunno? No, coda d’estate

E questo porta anche all’addio alle mezze stagioni: «Ormai si va – dice Gozzini – verso un autunno inesistente, che diventa una coda d’estate, e verso un inverno con temperature sempre più autunnali». Insomma, il vero freddo rischia di scomparire e la Calabria, per ovvie ragioni, è una delle regioni in cui potrebbe accadere prima: «Ci sono temperature in montagna che vanno ben oltre lo zero, quando in questi periodi di solito si registravano o pari o sotto; ci sono fenomeni di inversione termica per cui fa più freddo in pianura che sui rilievi; ci sono scontri fra masse d’aria, calde e fredde, che portano agli eventi estremi che caratterizzano, non a caso, proprio questo periodo dell’anno». La Calabria, dunque, rischia di diventare tropicale. E se negli anni ‘80 poteva sembrare un sogno, oggi questa frase assume tutt’altro significato. Coi contorni del grande incubo.