A Serrastretta, nel cuore del Reventino, a circa 40 minuti di macchina da Lamezia Terme, in un vivaio improntato alla riscoperta della biodiversità, nasce la prima fase della sperimentazione della lotta biologica ai pesticidi nelle coltivazioni di patata silana con il Consorzio della patata della Sila Igp.

 

Il principio è semplice: ricreare in Sila delle siepi con piante da bacca in disuso. Piante che attirano insetti che si nutrono di quei loro simili per i quali si addotta in genere l’uso di pesticidi. Combattere, insomma, ciò che è nocivo per le coltivazioni lasciando fare alla natura. Si parte con la patata silana, con lo scopo che diventi cento per cento bio, ma una volta rodato il meccanismo potrebbe essere applicato ad altri tipi di frutti ed ortaggi.

 


E questa non è l’unica particolarità dell’azienda Allasia Plant Magna Graecia. Vengono, ad esempio, recuperate o reinnestate specie fruttifere ormai rare. Ben 18 le varietà di melo, 13 quelle di pero, 38 quelle di castagno.

 


Due milioni circa le piantine prodotte ogni anno destinate ai ripopolamenti forestali del centro sud dell’Italia. «Il nostro vivaio - ci spiega il titolare Franco Fazio - è uno stabilimento di produzione di piantine forestali e frutticole diverse da quelle convenzionali e del consumismo, per noi è un imperativo etico questa salvaguardia perché rappresenta non solo un bene da difendere e da trasmettere alle generazioni future per il miglioramento della qualità della vita, ma anche un bene in se stesso, che ha il diritto alla propria esistenza».

 


E Coldiretti sposa a pieno questa filosofia, portando avanti da anni la sua battaglia contro pesticidi e glifosati. «Riportiamo in Sila le vecchie bacche e contribuiamo a creare una patata ancora più biologica e sana - ci spiega il direttore della Federazione di Coldiretti Catanzaro, Crotone e Vibo Pietro Bobbo - Dobbiamo provare a rispettare l’ecosistema ridando alla nostra Calabria quello che tanti anni fa serviva a mantenere in equilibrio tutto questo meccanismo».