Nulla di fatto e nulla di nuovo da Crotone se non un altro studio (anzi due) sull’incidenza dei tumori, come annunciato dal sindaco Voce. Eppure c’è stata una grande partecipazione nell’aula consiliare che prevedeva ieri tantissimi relatori esterni nell’assise che ha ospitato tante posizioni diverse e dato voce a tantissime urgenze anche poco attinenti alla rimozione dei veleni delle ex fabbriche crotonesi. Eppure nell’apertura della seduta, il sindaco aveva comunicato di aver depositato ricorso contro il Mase a firma congiunta di Comune, Provincia e Regione, in mezzo a una inusuale “minaccia” di non buttarla in politica. La questione è arcinota e s’incaglia sul vincolo della Regione Calabria sul trasferimento dei rifiuti pericolosi che Eni, con l’approvazione del Ministero, conferirà nella discarica privata di Sovreco.

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E se lo scambio di comunicazioni istituzionali pareva finito in un vicolo cieco burocratico, ora sarà il Tar a dire la sua sulla doppia beffa dei cittadini crotonesi che con la trasmissione Presa Diretta avevano anche ascoltato i tecnici Arpacal certificare radioattività ben oltre i limiti, sotto il tappeto di veleni, in alcune aree del territorio cittadino. Ma nessuno degli intervenuti, nemmeno gli stessi protagonisti dentro la trasmissione di Iacona, ha ripercorso quelle denunzie e quei dati di fatto.

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Nemmeno l’ex governatore Mario Oliverio che alla testa del Comitato fuori i veleni ha cercato di lanciare un appello all’unità invitando il primo cittadino a mettersi a capo di tutte le anime della città per “costringere” lo Stato ad ascoltare il grido di dolore della città, suffragato da dati scientifici, e non gli interessi della multinazionale. Ma niente ha fatto arretrare un fronte granitico istituzionale capeggiato dal sindaco che ha riproposto lo schema del «tanto nemmeno il Piano di Bonifica approvato nel 2019 prevedeva una tombatura e il trasporto fuori regione solo di una piccola parte dei veleni accertati» brandendo una cartina a suffragare la sua tesi altrettanto arcinota.

Così, inframezzati da singole repliche stizzite del primo cittadino si sono succeduti all’intervento cittadini, la già deputata Barbuto dei Cinquestelle, anch’essa nel Comitato, sindaci del territorio, medici ed ingegneri a cui hanno sono seguiti gli interventi dei due consiglieri regionali Laghi (della lista De Magistris) ed Antonello Talerico che ha ribadito il secco no di Occhiuto e della sua Giunta a recedere dal vincolo del trasferimento dei veleni fuori regione.

A nulla è quindi valso evitare toni più alti da parte dei componenti del Comitato rilanciati invece da più di qualche rappresentante di altre associazioni come l’Arci piuttosto che dal pediatra ed allergologo Capocasale che hanno rammentato, il primo, che «agli interessi di Eni si sommano quelli della discarica privata dei fratelli Vrenna» ed il secondo come «non esista nemmeno un piano chiaro di trasferimento in sicurezza con l’evidente sottoposizione dei pulviscoli dei veleni all’inalazione da parte dei cittadini della periferia nord e dei dipendenti delle aziende sulla statale».

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E se il presidente della Provincia Sergio Ferrari ha voluto rammentare come qualsiasi diffida, partita già in passato a suo dire, su temi di tutela ambientale è in capo all’ente intermedio da lui rappresentato, il clou dell’immobilismo sulle proprie posizioni lo ha manifestato l’ex generale della Guardia di finanza ed ex commissario Arpacal, Emilio Errigo che oggi ha il centrale ruolo di commissario alla bonifica. Errigo ha dapprima incredibilmente smentito le sue diffide contro gli annunciati ricorsi degli enti locali, inframezzandoli con qualche «e che credete? Anche i generali sbagliano» per poi sostenere che dopo i carrarmati branditi a minaccia, oggi ci sono i servizi segreti che stanno indagando sulle eventuali discariche estere che possano ricevere i veleni che fino a qualche settimana fa non risultavano invece presenti nel suo scouting depositato in Conferenza dei servizi e contestato da Oliverio e la stessa trasmissione Presa Diretta. Senza però mai recedere dalla sua personale convinzione già mostrata più volte che «tanto, la bonifica io la farò comunque».

Un festival dunque di recriminazioni e rassicurazioni concluso nel mentre l’aula si era più che prevedibilmente svuotata (erano già le 22), anche dopo le rappresentazioni di circostanza dei sindacati e che si è conclusa con il dibattito/scontro fra i consiglieri comunali sulla proposta illustrata dal consigliere di maggioranza Pingitore, che era stato tra l’altro il primo firmatario di 12, nel richiedere il Consiglio comunale aperto sulla bonifica ancora negata alla città ed alla Calabria intera.

Poco importa dettagliare che il primo a smontarla è stato il consigliere Danilo Arcuri, che ha sollevato dubbi sulla presenza di possibili vizi di legittimità, oppure che il vicesindaco, Sandro Cretella, ha tempestivamente illustrato quali fossero questi pericoli di illegittimità. Ancora meno che la bagarre si è riaperta quando il consigliere Salvo Riga, di Azione, ha parlato di scorrettezza istituzionale da parte della maggioranza che avrebbe potuto e dovuto avvisare Pingitore e insieme costruire una proposta senza rischi. Forse più interessante è far rilevare che il sindaco non abbia nemmeno chiesto, in questa ultimissima fase terminata attorno a mezzanotte, alcun intervento, ma fatto votare i suoi contro la proposta presentata dal suo pur consigliere Pingitore che sostanzialmente prevedeva che “i rifiuti industriali rientranti nell’aria Sin di Crotone dovranno essere smaltiti al di fuori dei confini regionali della Calabria”.

Così il voto, espresso da 24 consiglieri presenti ha visto undici contrari, otto favorevoli e cinque astenuti. Facendo così vincere plasticamente la linea che non vuole mettere in discussione l’asse tra presidente della Regione, Comune a guida Voce e la Provincia di Sergio Ferrari, che riescono ancora una volta ad essere uomini di lotta (sbandierata) e governo (di potere); tanto ci sarà sempre spazio per rimandare la certificazione (o anche no) di incidenza tumorale piuttosto che di fenomeni di subsidenza così come annunciato dal sindaco con il coinvolgimento dei ricercatori del rapporto Sentieri che si affiancherà, come da lui sostenuto, a quello delle università calabresi.