Una nuova opportunità dalla bonifica del sito contaminato di Crotone. Emilio Errigo, commissario del Sin, illustra la possibilità di ricavare materie prime dalle scorie presenti nell’area industriale. «Che le terre della Calabria siano notoriamente ricche di metalli pregiati, con la possibile presenza di terre rare, non è una invenzione», scrive in una nota.

«Non si dimentichino – prosegue – le miniere argentifere sfruttate da austriaci e tedeschi già a partire dalla fine del 700 per i loro contenuti pregiati e presenti in numerosi siti delle cinque province della Calabria».

Errigo cita «le miniere a cielo aperto pluri metallifere delle fiumare calabresi e i giacimenti sotterranei delle antiche miniere Reali di Mongiana, Stilo, Pazzano, Serre e Bivongi» che «sono state storicamente importanti realtà; oggi sono tornate ad essere oggetto di studi e ricerche scientifiche da parte di coloro che attraverso nuove tecnologie di estrazione, mirano a valorizzare, i minerali presenti in buona quantità nelle terre calabresi».

«Giunge notizia – spiega – che alcuni istituti di ricerca scientifica e ambientale, sono impegnati sul territorio della Calabria per censire e catalogare geologicamente il consistente patrimonio minerario metallifero e chimico; questa ricerca si estende anche nelle aree metallifere del Marchesato di Crotone e attraverso lo studio dei sedimenti di molte aree terrestri, dei fondi e sottofondi marini di Crotone e dintorni».

«Questa attenzione crescente dunque, parrebbe interessare anche le aree contaminate dai residui dei processi di produzione industriale, presenti storicamente in grande quantità nella città – afferma Errigo –. Queste aree che andranno al più presto bonificate da metalli pesanti, tenorm, miscele di amianto, solfuri argentiferi e altri residui potrebbero diventare di interesse per la comunità scientifica, per un nuovo, tecnologico, riuso industriale economicamente sostenibile».

«Nei mesi e giorni trascorsi, a Crotone – fa sapere –, studiosi di diverse università e del mondo accademico, hanno dialogato su come poter estrarre quelle parti residuali delle sostanze metallurgiche e chimiche che, con molta probabilità, sono presenti nei suoli contaminati da bonificare e nei sedimenti sottomarini da caratterizzare e dragare. Se queste nuove tecnologie di riciclo industriale dei residui si potessero applicare alla realtà complessa di Crotone, si aprirebbero nuovi scenari di sviluppo scientifico ed economico per il territorio di Crotone e della Calabria».

«I residui dei processi di produzioni industriali, metallurgici e chimici prodotti negli stabilimenti dismessi di Pertusola, Agricoltura, Sasol e Fosfotec, finora contaminanti pericolosi per la salute dei lavoratori delle industrie, e degli abitanti, per l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi marini e terrestri – conclude –, se estratti e con tecnologie sicure e non impattanti, potrebbero trasformarsi di nuovo, in materie prime: una vera opportunità economica e sociale da gestire attraverso investimenti nazionali ed esteri».