Le rivendicazioni occupazionali si scontrano con quelle ambientali nella vicenda del depuratore di Bisignano di proprietà della Consuleco.

Funzionamento parziale

L'impianto è sotto sequestro: l'operazione Arsenico ha svelato un sistematico sversamento nel fiume Mucone di sostanze inquinanti, bypassando i trattamenti chimici previsti dalla legge. Allo stato attuale funziona solo per la parte inerente la depurazione delle acque fognarie comunali.

Lavoratori sul lastrico

Per questo cinquanta operai sono finiti in cassa integrazione. Il 31 ottobre però resteranno senza ammortizzatori sociali, per questo hanno chiesto al Prefetto di sollecitare la riapertura dello stabilimento. Ma l'eventuale decisione di proseguire o meno le attività a pieno regime, potrebbe assumerla solo l'amministrazione giudiziaria.

Scontro con gli ambientalisti

L’interesse dei lavoratori si scontra però con le proteste di agricoltori e ambientalisti. A bordo di alcuni trattori, hanno raggiunto il comune e sollecitato il sindaco Francesco lo Giudice ad opporsi ad ogni ipotesi di riapertura a margine di una manifestazione pubblica organizzata da numerose sigle: Associazione Ambientalista Valle del Crati, Coldiretti, Cia, Legambiente, Lipu Calabria, WWF, Forum Ambientalista, Fridays For Future Cosenza, Italia Nostra Calabria, ISDE, Amici della Terra, Associazione Crocevia, CAT Calabria, CDC Bisignano, Associazione Ambientalista Il Riccio, Solidarietà e Partecipazione.

Impianto da chiudere

In attesa dell’esito delle indagini, l’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata dalla Regione per il trattamento degli scarichi industriali, è congelata. I comitati ne chiedono il definitivo ritiro: «Questo impianto è inquinante. La nostra terra è votata all’agricoltura. Sono altre le attività da tutelare» dicono. Abbiamo sentito uno dei coordinatori della manifestazione, Antonio Puterio