Non esiste nessuna “terra dei fuochi” a Lattarico, nella provincia di Cosenza. Lo ha confermato l’Arpacal, dopo approfondite indagini compiute nel sottosuolo, nei fiumi e sulle produzioni di ortaggi e frutta locali. Il caso esploso a giugno del 2014, aveva preoccupato il sindaco Antonella Blandi e gli abitanti del piccolo comune cosentino.
Cosenza come Napoli, questa era stata la rivelazione schok del pentito ventottenne, Mattia Pulicanò. Il Pusher legato alla cosca Lanzino- Rua aveva raccontato al sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Pierpaolo Bruni e al capitano Michele Borrelli della presenza di scorie radioattive, provenienti dal Nord Italia e nascoste nel sottosuolo di Regina, frazione di di Lattarico.
Il traffico dei veleni, secondo le dichiarazioni di Pulicanò, sarebbe stato organizzato dal clan camorristico dei casalesi. Fanghi e scarti industriali, secondo il pentito, sarebbero stati interrati circa 15-20 anni fa, in cambio di appalti dell’Enel e dell’Anas, da un accordo tra un imprenditore e un avvocato napoletano legato alla camorra.
Lattarico, tira oggi un sospiro di sollievo su una vicenda che, aveva gettato nel panico la popolazione calabrese, intimorita dalle vicende accadute nell’area tra Napoli e Caserta, dove i rifiuti tossici hanno provocato numerosi morti, a causa di tumori.


Rossana Muraca