«Avviare la prima grande ricerca nazionale standardizzata sulla specie, per avere un quadro aggiornato della sua presenza e conservazione, usando i medesimi protocolli». Questo il fine, secondo quanto riferisce una nota, del primo progetto nazionale di monitoraggio del lupo, portato avanti dall'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) su incarico del ministero dell'Ambiente.

«Per compiere un'attività così complicata - è detto nel comunicato - è stato necessario costruire una serie di sinergie tra Regioni ed aree protette (tra cui anche il parco dell'Aspromonte) ed un protocollo con il Cufaa (comando carabinieri per la tutela della biodiversità e Parchi), coinvolgendo varie figure professionali di coordinamento ed una fitta rete di collaborazioni con associazioni importanti, come ad esempio Aigae e Wwf». 

Tra le varie adesioni al progetto, anche quelle delle guide del parco dell'Aspromonte che hanno iniziato un percorso di formazione per diventare operatori del monitoraggio nazionale del lupo. «L'obiettivo principale - continua la nota - è quello di avere una stima aggiornata della distribuzione e dell'abbondanza del Lupo in Aspromonte, come in tutti gli Appennini e le Alpi. Man mano che si andava avanti nel progetto si mettevano in pratica sempre meglio le indicazioni ricevute, diventando più attenti a dettagli che prima non si vedevano».

«Il lupo - è detto nel comunicato - , quasi scomparso in Italia nel '900, a causa di errate convinzioni sulla sua dannosità e pericolosità è invece fondamentale. Come tutti i grandi carnivori 'serve' per equilibrare le forze in gioco nell'ambiente naturale e controbilanciare la presenza di altre specie come il cinghiale ad esempio - di cui si nutre in quantità - che in sovrannumero (come molte altre) causano danni. La natura si autoregola, ma per farlo occorre garantirne la sua diversità, nella quale un posto importante è occupato dal Lupo appenninico. Bisogna saper andare oltre le fake news e raccontare le cose in modo corretto. La convivenza non è facile sicuramente, in particolare per gli allevatori ai quali va garantito sostegno per la prevenzione e corretti ristori per i danni, ma è necessaria».