L’abbattimento dello stabile abusivo che negli anni ‘70 ospitava il ristorante Fata Morgana è stato sospeso perché le ruspe del Comune hanno frantumato decine di lastre di eternit. Secondo il sindaco di Reggio «non poteva essere previsto». E parte lo scarica barile
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«All’inizio quando sono stati programmati i lavori, non è emersa la problematica dell’amianto e si è rivelata tale solo durante le demolizioni. L’amianto non è dannoso in sé, ma sono le polveri ad essere dannose. Non era una situazione che poteva essere prevista, a quanto mi dice l’ufficio, prima degli inizi dei lavori. Il cantiere è stato messo in sicurezza, con tutte le verifiche del caso, e se ci saranno ulteriori problematiche si lavorerà affinché possano essere risolte o comunque ridotti al minimo i disagi per la cittadinanza».
Lo ha dichiarato ai giornalisti il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Facolmatà, a margine di una conferenza stampa, in cui gli sono state chieste delucidazioni sull’abbattimento della struttura del circolo “Posidonia”, le cui operazioni sono state presentate in pompa magna mercoledì scorso.
La demolizione senza precauzioni
Lo stabile abusivo, ubicato a Gallico marina periferia nord della città, era la sede dell’associazione che sarebbe stata negli anni scorsi il “quartier generale” del presunto boss Paolo Romeo, e che tra negli anni Sessanta-Settanta ospitava il ristorante “Fata morgana”, uno dei simboli della movida reggina. Come più volte documentato dalla nostra testata nel sottotetto della struttura erano presenti le lamiere, contenenti il materiale tossico, e le ruspe della ditta incaricata ha proceduto alla distruzione delle stesse. La demolizione è stata sospesa, proprio in seguito al rinvenimento dell’amianto, e il Comune ha approvato una variante di progetto, con l’erogazione di 10 mila euro, per lo smaltimento del materiale e la bonifica dell’area. Il cantiere dovrebbe ripartire a giorni, ma nel frattempo sulla spiaggia ci sono ancora i cumuli di detriti, e quindi anche le lamiere divelte, esposte alle intemperie che imperversano in questi giorni sulla città dello Stretto.
Tutto (non) previsto
Come affermato dal primo cittadino quindi, l’ufficio competente non gli ha segnalato la presenza dell’amianto poiché «non era una situazione che poteva essere prevista». I sopralluoghi Palazzo San Giorgio li ha effettuati, prima di dare avvio alla demolizione, ma nessuno ha visto l’amianto. C’è da chiedersi?: «l’hanno cercato?». Non bisogna essere esperti di chimica o ingegneria per sapere che il materiale si trova soprattutto nel sottotetto, visto che il suo uso era destinato proprio a isolare il tetto dal resto della struttura per evitare le infiltrazioni. Non è un pipistrello che per caso lo si ritrova intrappolato tra i rulli delle tapparelle. Quel che lascia sconcertati poi, è che la struttura è stata creata negli anni Sessanta quando l’amianto, purtroppo, era impiegato dalle maggior parte delle ditte edili.
Era facilmente desumibile che, anche in questo immobile, lo si poteva rinvenire, come in tutti gli immobili costruiti prima che il materiale, ossia negli anni Novanta, fosse dichiarato pericoloso.
La spiegazione del sindaco
Falcomatà poi, dopo aver scaricato quindi tutto sul settore competente, dichiara che «l’amianto non è dannoso in sé, ma sono le polveri ad essere dannose». Giusto, peccato che -come documentato dalle immagini riprese dalla nostra testata- la ruspa ha fatto in mille pezzi tantissime lastre e tutt’ora, questi frammenti, sono sulla spiaggia di Gallico. «Tutto si può fare meglio, e tutto si può fare prima, continua il primo cittadino incalzato dalle domande, l’importante è correggere in corso d’opera le problematiche che sono emerse per evitare che quanto si è verificato possa creare danni ai cittadini». Altra domanda: Come si fa a correggere la distruzione delle lamiere da parte delle ruspe?”. Tornare indietro nel tempo non si può. L’errore c’è stato e la negligenza pure. La situazione è stata sottovalutata. Il primo cittadino questo però, non lo dice e minimizza. Falcomatà, in quanto sindaco, è per legge l’autorità sanitaria locale e di conseguenza è il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio. E i cittadini di Gallico sono stati esposti a rischi. Senza se, senza ma e senza “scarica barili”.