Per le operazioni di demolizione del circolo “Posidonia” di Gallico i cittadini reggini, attraverso vari gruppi esistenti sui social network, si interrogano sulla correttezza delle stesse da parte del Comune e sul paventato rischio della salute pubblica. C’è chi chiede, giustamente, delucidazioni e chi grida già allo scandalo. Al momento Palazzo San Giorgio non risponde in maniera ufficiale e anche le associazioni  e movimenti del territorio chiedono insistentemente risposte per le operazioni e soprattutto sulla mancata segnalazione dell’amianto e l’abbattimento dello stesso da parte dell’impresa incaricata. Come “stanza 101-il cenacolo impertinente” che dalla sua pagina Facebook sottolinea come sia «opportuno da parte dell’amministrazione e degli organi competenti,fare chiarezza.

Controlli sulla presenza di materiale inquinante

I cittadini hanno il diritto di sapere- chiosa l’associazione- se la demolizione dell’ex “Fata Morgana” è stata preceduta da tutti i doverosi controlli sulla presenza di materiale inquinante ed eventualmente sul suo smaltimento. Sulla salute pubblica, la cui responsabilità è del sindaco quale prima autorità in materia di igiene e sanità cittadina, non si può giocare. Non vorremmo che questi lavori possano diventare, in un contesto già di degrado aggravato dalla presenza di scarichi fognari, un rischio ecologico-sanitario per la bella Gallico Marina, un tempo cuore della movida reggina». Domande legittime, considerato che adesso è arrivata l’ufficialità della presenza di amianto all’interno dello stabile. Stessa linea è adottata dall’architetto paesaggista Vincenzo d’Africa, già presidente del WWF della provincia di Reggio Calabria, che attraverso una nota stampa, esprime perplessità in merito al mancato smaltimento preventivo dell’amianto presente nell’edificio abusivo ed in demolizione, così come mostrato dai servizi televisivi realizzati dai vari organi di informazione mercoledì scorso.


Le lastre di amianto



«Durante i lavori di demolizione- ha affermato d’Africa- vengono irrimediabilmente danneggiate e rotte le lastre di cemento amianto facenti parte la copertura dell’immobile abusivo, con rischio per la salute pubblica in quanto si trova in prossimità di strada di passaggio e di attività commerciali. I rifiuti edili devono essere, per quanto possibile, completamente riciclati. Tuttavia, i materiali contenenti amianto non devono mai finire nel processo di riciclaggio. Ciò significa che, prima di iniziare un qualsiasi intervento di demolizione selettiva, sottolinea l’ex presidente del Wwf, occorre separare i materiali contenenti amianto dai rifiuti edili in questo modo si riduce l’esposizione complessiva all’amianto ed a non inquinare pesantemente l’ambiente». Ed è per questo che il professionista punta il dito contro l’agire di Palazzo San Giorgio. «L’amministrazione comunale di Reggio Calabria- conclude D’Africa dopo avere opportunamente legiferato, riguardo alla problematica dello smaltimento dell’amianto presente nelle abitazioni private e negli edifici pubblici, non si capisce, quindi, come abbia concesso un tale scempio in pieno centro abitato ed a pochi passi dal mare».

 

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