Le ruspe dopo la tempesta. Il ritorno alla normalità a Nicotera è un cammino appena iniziato e il traguardo non sembra distante. Nella vicina Joppolo, invece, è remoto. È qui, in questo centro incastonato tra la Costa degli Dei e il promontorio del Poro, che il nubifragio del 17 e 18 giugno ha lasciato le ferite più profonde. Nelle ultime 48 ore i vigili del fuoco del comando provinciale di Vibo Valentia hanno effettuato oltre 50 interventi. Dieci i mezzi dislocati tra Nicotera e Joppolo per soccorrere diverse famiglie rimaste isolate.


Si lavora alacremente per mettere in sicurezza il torrente Morte, uno dei tre che straripando hanno devastato il paese, allagando auto e case, isolando famiglie. Ma è arrivando sul lungomare che ci si rende conto della calamità che ha colpito Joppolo. Le lacrime di un anziano raccontano il dolore di chi il suo paese, quello a cui è stato legato per una vita, non lo riconosce più. «Ho perso tutto – dice – il mio orto, la mia casetta, non ho più neppure la strada».

I joppolesi amano Joppolo e provano rabbia. Ma rabbia è ciò che provano anche i turisti: non si capacitano dell’incuria dell’uomo che creato le precondizioni di un simile disastro.

«È avvilente vedere questa devastazione in uno dei luoghi più belli di Italia» – dice un turista milanese che lamenta l’assenza di uomini e mezzi. «È da due giorni che il litorale si trova in queste condizioni e non vedo nessuno. Ci dovevano essere almeno una cinquantina di uomini a spalare il fango, e invece c’è solo desolazione». Si trovano in villeggiatura da circa due settimane. Fino a domenica hanno potuto godere delle meraviglie della Costa degli Dei. Poi l’apocalisse. «Si vede che l’Italia da Roma in giù è un altro paese – dice amareggiata la moglie- e mi dispiace tantissimo».

Un inferno di acqua e fango davanti ad un tratto di costa paradisiaco. Diverse le villette sommerse. «Venite a vedere in che condizioni si trova la mia casa – dice un avvocato - è sommersa da tre metri di massi e fango». Si appella alle istituzioni affinché non lascino sola la cittadina turistica, già duramente provata dall’interruzione per frana, di una delle principali vie d’accesso al paese.

 

La storia simbolo del dramma di Joppolo è però quella di tre famiglie pakistane: insieme fanno undici figli minorenni a carico. La loro casa è rimasta isolata: crollato il ponte, per uscire devono attraversare il mare (e questa non è una metafora). «Ringraziamo Dio perché siamo ancora vivi , ma abbiamo perso tutto, siamo disperati». Già. Hanno perso tutto. L’auto, le bancarelle con cui da ambulanti sbarcavano il lunario. La loro vita, già difficile, ora è quasi impossibile.

 

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