Se Filandari piange, San Calogero non ride. In fatto di depurazione l’entroterra vibonese, sull’argine destro del fiume Mesima, continua a riservare scoperte incredibili, perché continuano ad essere troppi i comuni che scaricano direttamente nei fossi. «Sì – conferma il sindaco Giuseppe Maruca – nessuno dei due depuratori di San Calogero funzionano e le nostre fogne vanno a finire nei fossi che passano vicini agli impianti».

Il paese noto per la frana che lo ha parzialmente isolato, crolla anche rispetto alla salvaguardia dei corsi d’acqua con un’aggravante in più. Dal 2016 fa parte del novero degli enti colpiti da infrazione europea e il governo ha nominato il docente universitario Maurizio Giugni commissario per l’esecuzione delle opere, e dopo tutto questo tempo i 7 milioni di euro – previsti per gli impianti nelle contrada Cuccumelle e Contura – sono ancora fermi nel cassetto.

Qui si sta procedendo con depuratori consortili, dovrebbe collegarsi anche Mileto, e il sindaco riferisce notizie che sembrano incoraggianti. «I tecnici ci dicono – prosegue – che nei primi mesi di del 2023 dovremmo avere il progetto esecutivo, per dei lavori che è previsto finiscano entro il 2024». Il condizionale è d’obbligo perché la pandemia prima, la sostituzione del commissario dopo e la lievitazione dei costi dovuta alla crisi, hanno rallentato di molto la progettazione. «Io di ogni cosa – spiega Maruca – informo puntualmente anche la Procura di Vibo Valentia».

Fiumi inquinati sotto gli occhi anche degli organi di controllo, quindi, in una regione dove neanche il commissariamento basta.