«In Calabria ci sono circa 197mila ettari di colture biologiche, in Sicilia ci sono 400mila ettari di colture biologiche: questo è un risultato che si è verificato negli ultimi vent'anni, soprattutto, è stata una grande opera di bonifica dalla chimica di sintesi in una logica di agricoltura industriale che aveva invaso i nostri territori, ma la sostituzione di prodotti chimici di sintesi con prodotti di natura organica naturale può bastare ai fini di una conversione green e agroecologica dell'agricoltura?». È un presupposto necessario ma non sufficiente per Maurizio Agostino, presidente di Agricoltura biologica Calabria. A questo e ad altri quesiti hanno cominciato a rispondere docenti e studiosi datisi appuntamento nella prima della due giornate dedicate al tema della “Agroecologia mediterranea” in scena oggi al dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e domani a Messina al Dipartimento Scienze veterinarie del polo universitario dell’Annunziata.

«Ritengo che sia molto importante la tematica che si declina in maniera perfetta con il terzo millennio e che vede le tematiche ambientali, le tematiche dell'ecologia e soprattutto le tematiche dell'ecologia declinata in un ambiente Mediterraneo, centrali nella visione di molti attori. Tra questi attori – ha detto nel saluto istituzionale il direttore del Dipartimento Marco Poiana – ci collochiamo noi, in maniera molto umile, come Dipartimento di Agraria con le nostre missioni. La missione della didattica, nei tre assi di formazione che stiamo sviluppando; l'asse delle scienze e tecnologie agrarie e quindi delle produzioni primarie; quello delle scienze forestali ed ambientali e quello delle scienze e tecnologie alimentari. Oltre alla prima missione – ha continuato Poiana – abbiamo la seconda che è quella legata alla ricerca, alla produzione e alla creazione di innovazione, che chiaramente vede un importante sviluppo nelle tematiche di quest'oggi; la terza missione è invece quella che stiamo facendo in questo momento, ovverosia l'Ateneo, il dipartimento accademico che si interfaccia con il territorio e con gli operatori del territorio».

I due seminari sono organizzati in vista del primo Congresso di Agroecologia del Mediterraneo che si terrà dal 9 al 12 giugno prossimi ad Agrigento, sono rivolti a tutti e in particolare agli operatori del mondo agricolo- biologico.

«L'agroecologia indica la strada, attraverso l'agro-forestazione, la rigenerazione del suolo, la rigenerazione delle relazioni umane e anche il ritorno della biodiversità nei campi – ha spiegato Agostino –. Ecco il seminario tra Calabria e Sicilia ha il significato di portare al centro del Mediterraneo, dell'Italia Mediterranea, i significati dell'agroecologia».

Per Michele Monti, docente di Agroecologia e Agroeconomia del Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, oggi si parla di coltura di precisione che è un tema che gli agricoltori sentono molto, in termini anche di ottimizzazione delle risorse finanziarie, e non solo, e quindi del tema dell'ambiente. «Il tema della digitalizzazione, della smartizzazione dell’agricoltura, è assolutamente necessario che vengano sposati, affinché possano avere sull'agricoltore una presa maggiore di quanto possano avere una sola intensificazione ecologica che, ricordo riporta l'agricoltura su temi di fertilità del suolo, di bassa produttività, che sono tecniche che gli agricoltori non vedono di buon occhio. La sostenibilità ambientale è importante, però l'agricoltore bada al suo profitto, al suo reddito, e quindi la coniugazione di questi due termini è assolutamente importante per dare all’agricoltore più fiducia, in una un sistema produttivo diciamo del futuro a basso impatto ambientale»

In tal senso si è quindi discusso di quello che è il contesto ambientale, le difficoltà dovute al cambiamento climatico e poi di quali possono essere le soluzioni le opzioni di gestione dell'agro ecosistema che si vorrebbero applicare nel prossimo futuro

Cesare Pacini, docente di Agroecologia all’Università di Firenze e presidente dell’Associazione italiana di agroecologia, ha spiegato che la conformazione della Calabria è tipica a quella di tutta l'Italia subappenninica: «Abbiamo questa orografia direi selvaggia, con pendenze enormi, e quindi c'è un problema per quello che riguarda proprio la conservazione del suolo e la regimazione delle forme idrauliche». Per Pacini l'agroecologia offre tantissime pratiche per un'agricoltura sostenibile che possano aiutare a gestire questi territori: «Possiamo usare le colture di copertura le pacciamature vive, le rotazioni diversificate, possiamo usare i sistemi agro-forestali mediterranei e poi possiamo usare anche le elaborazioni conservative».