Forte riduzione dell’indebitamento, utile che sfiora i 600mila euro e negoziato in corso per giungere all’acquisizione del controllo totale della società. Ecco il bilancio del commissario Cataldo Calabretta
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Forte riduzione dell’indebitamento, utile che sfiora i 600mila euro e negoziato in corso per giungere all’acquisizione del controllo totale della società. È il bilancio di Cataldo Calabretta, l’avvocato cirotano, chiamato la scorsa estate da Jole Santelli a mettere ordine nel complesso settore del servizio idrico calabrese dove la Sorical è l’unica azienda industriale specializzata nella gestione degli acquedotti.
«Nei giorni scorsi uno studio ha messo in risalto i bilanci negativi delle partecipate al Sud, la Sorical è in controtendenza, con bilanci in utile e margine operativo più che positivo», commenta Calabretta.
Il commissario della Sorical fa chiarezza anche su due punti che in questi giorni sono entrati nella campagna elettorale. Se Sorical diventa interamente pubblica chi paga il debito? «Il debito è frutto di costi operativi e investimenti effettuati e non coperti dalle fatture che i Comuni dovevano pagare. Quindi lo paga la Sorical così come sta facendo, infatti quasi il 70% del debito originario è stato pagato».
L’altra questione, il refrain è “gli investimenti non fatti dal privato”. «Non è il privato che doveva fare gli investimenti ma Sorical attraverso il project financing. Sorical, all’inizio dell’operatività ha presentato un piano di investimenti di 300 milioni di euro con cadenza quinquiennale e scadenza il 2034. Per l’avvio è stato attivato un finanziamento ad hoc di 98 milioni di euro. Nel 2011, a causa dei crediti non riscossi dai Comuni, la società è entrata in crisi e il piano si è fermato. Nonostante ciò ad oggi la Sorical ha effettuato circa 120 milioni di euro di investimenti con risorse proprie e 166 con fondi pubblici. Certo che se i Comuni avessero pagato il dovuto, quel piano oggi era a buon punto e la storia sarebbe stata diversa».
E cosa non ha funzionato? «La riforma della legge Galli del 1994 era incentrata su due punti cardine: La Regione individuava un gestore industriale per completare gli investimenti della ex Casmez e gestire i grandi acquedotti, e le Province e i Comuni, attraverso gli Ato avrebbero dovuto individuare e affidare il servizio. Tutto questo non è stato fatto e i Comuni si sono trovati a gestire in economia il servizio con i risultati che vediamo ogni giorno. Se vogliamo dirla tutta fino in fondo, quella riforma era sbagliata, non a caso le Regioni oggi virtuose hannoindividuato il gestore unico già nei primi anni 2000, mi riferisco alla Basilicata e alla Sardegna che sono i modelli a cui guardare oggi.
Ai chi sostiene che Sorical abbia fatto profitti con un bene pubblico, Calabretta fa notare che lo Statuto vieta la distribuzione degli utili e sono stati sempre accantonati a riserva perché ogni anno si è presentata la necessità di coprire le perdite di bilancio a causa del dissesto dei comuni e del fallimento di Soakro.
In Calabria c’è una corsa contro il tempo per giungere in tempi brevi all’affidamento del servizio idrico ad un gestore industriale. Siamo tra le poche regioni, con Sicilia, Campania e Molise, a non rispettare la normativa nazionale, se non ci mettiamo in regola rischiamo di perdere centinaia di milioni di euro per riammodernare le reti idriche, rifare gli acquedotti con oltre 40 anni di esercizio, e mettere ordine nella depurazione. Oggi l’Europa ci mette a disposizione le risorse e la Calabria deve essere in grado di raccogliere la sfida altrimenti, come ci ha intimato il ministero, perdiamo gran parte dei fondi e li facciamo perdere anche all’Italia. La nuova Sorical, adeguatamente implementata nei ruoli chiave, sarà in grado di giocare la sfida con una gestione trasparente, efficace ed efficiente».