La mano dietro la testa, il corpo nudo. L’autoritratto di Carlo Levi - appeso alla parete della stanza da letto - è un’immagine potente che, all’alba di ogni giorno, rapisce Marilena Sirangelo e la fa tornare bambina. La prima immagine è quella di sua nonna: i capelli corti e le mani sporche di colore. «Amava dipingere, ma presto si accorse che la passione per le opere degli altri artisti era più grande».

Nel 1968 nasce a Cosenza il centro d’arte La Bussola

L’appartamento al primo piano di un palazzo su corso Mazzini è l’inizio della storia. «Fu un punto di incontro di artisti e intellettuali che arrivavano in città da tutta Italia». Marilena e sua sorella Claudia se lo sono sentite raccontare tante volte. Carlo Levi, amico intimo di Maria Carbone, era frequentatore assiduo di quel salotto. «Mia nonna dedicò tantissime mostre all’autore di Cristo si è fermato a Eboli. I suoi dipinti celebrano la vita campestre della Lucania, dove lo scrittore e pittore antifascista fu mandato in esilio».

Corrono gli anni Settanta e la dimensione intima di corso Mazzini lascia spazio alla galleria d’arte di piazza Fera. «Mia nonna riuscì ad affermarsi in un mondo di uomini. Quando capì che Cosenza cominciò ad andarle stretta, si trasferì a Roma». 

Una foto in bianco e nero - alla quale Marilena è molto affezionata - ritrae Maria Carbone in compagnia di Renato Guttuso e Sandro Pertini. Il maestro del neorealismo scomparve il 18 gennaio 1987. «Erano molto amici e il giorno in cui morì, mia nonna lo vegliò fino alle fine».

La Bussola diventa Ellebi e guarda agli artisti moderni

Qualche giorno fa, Marilena Sirangelo ha accompagnato sua figlia a un compleanno, organizzato nella ludoteca di via Roma che ha preso il posto della galleria La Bussola. Temeva che rimettere piede in quel luogo le sarebbe costato fatica, invece no. Succede quando chiudiamo una pagina della nostra vita senza rimpianti: «Dopo la morte di nostro padre avvenuta nel 1996, mia sorella Claudia e io decidemmo di lasciare la sede di piazza Fera. Volevamo aprire agli artisti moderni e, per farlo, c’era bisogno di spazi più ampi». Il cambiamento è anche simbolico. Del vecchio nome rimangono soltanto le iniziali e la nuova galleria si chiamerà Ellebi.

È un periodo di grande fermento. Le sorelle Sirangelo partecipano alle prestigiose fiere di Bologna, Milano, Parigi, Stoccarda e Maastricht. Marilena - che da piccola trascorreva la sera di Natale sulle ginocchia di Mimmo Rotella - dedica una mostra al genio calabrese del decollage. Villa Rendano ospita invece l’esposizione di Cesare Berlingeri. Il pubblico riempie le antiche sale, ma è soltanto nell’intimità di una cena, che il maestro delle pieghe ammalia i pochi selezionati uditori: il sogno di Marilena e di sua sorella Claudia comincia a prendere forma durante una di quelle serate.

Dimora Ellebi: la dimensione intima dell’arte

L’allestimento di una mostra richiede fatica, l’inaugurazione non ripaga (fino in fondo) dell’impegno e la confusione azzera il dialogo con l’artista. Il pensiero di quell’appartamento di corso Mazzini - dove tutto ebbe inizio - si fa ricorrente. Marilena e Claudia ormai ne sono convinte: è arrivato il momento di chiudere un cerchio. Le luci della galleria di via Roma si spengono nel 2019, la vendita delle opere d’arte continua on line e lo sguardo delle sorelle Sirangelo si posa sul centro storico.

Quattro anni dopo, all’ultimo piano del palazzo nobiliare Lupinacci che s’affaccia su piazza Ortale, operai dipingono di verde la parete che scorre accanto all’ingresso. All’inaugurazione del 28 dicembre mancano pochi giorni appena. Duplice è il movimento delle cose è il titolo della mostra di Giuseppe Gallo che riempirà gli spazi espositivi della galleria Ellebi fino alla fine di febbraio. «È un artista cosentino di fama internazionale. Espone nelle gallerie più prestigiose del mondo, averlo qui non è stato facile. L’amicizia che lo legava alla mia famiglia accorcia la distanza tra passato e futuro».

Nonna Maria e papà Giancarlo non ci saranno. O forse sì. Marilena si commuove e confida: «Entrambi mi dicevano che allestire una mostra significa prima di tutto trasmettere emozioni. È un insegnamento che non dimentico». Un operaio indaffarato si fa spazio nella stanza destinata ad ospitare gli artisti e il rumore degli attrezzi copre quello della nostalgia. «Ogni artista vivrà all’interno della residenza per due settimane e, in questo periodo, realizzerà un’opera che sarà esposta nel giorno di chiusura della mostra».

 La dimora Ellebi - che unisce arte e ospitalità - rappresenta un esperimento senza precedenti in Italia. «Abbiamo realizzato una suite destinata ai turisti che vorranno vivere a contatto con gli artisti e seguire, passo dopo passo, la creazione delle loro opere».

Il traguardo è quasi vicino. Marilena e Claudia si guardano indietro. Corso Mazzini, piazza Fera, via Roma, centro storico. Quattro punti uniti da una linea immaginaria. O forse è soltanto un cerchio che si chiude.