VIDEO | Tecnico e operatore di ripresa, ha la testa perennemente rivolta ai boschi, agli spazi deserti, alle suggestioni green. Il suo sogno? Fare il documentarista
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La pattuglia di catanzaresi Doc in forze al network LaC, vanta anche una figura professionale che coincide con il cliché del fotografo naturalista, ambientalista convinto, duro e puro nel suo recriminare contro inquinamenti sia ambientali che “sociali”; Francesco Scardamaglia, tecnico ed operatore da anni vicino al network, con la testa perennemente rivolta ai suoi boschi, ai suoi spazi deserti, alle sue suggestioni ecologiste. Professionista buono e mite, è persona di rara gentilezza e cortesia: ma come tutti i suoi conterranei, ha un fondo di tenacia e severità che sfocia nell’integralismo ideologico applicato alla coscienza ecologista. E ce ne fossero, di persone sensibili ed attente alla piaga della devastazione del paesaggio come lui.... questa terra sarebbe migliore.
Luce e paesaggi
La passione per l’immagine, per la luce, per il paesaggio si fondono in una sensibilità fuori dal comune: un’attitudine che nasce da lontano. E che si manifesta sin dalla primissima età. Tanto che lui stesso ricorda a malapena del giorno in cui si scopre fotografo. «Già all'età di 6 anni, ovvero la prima volta che ho preso in mano una macchina fotografica, ho iniziato a sognare di fare questo lavoro: ovvero, di fissare le immagini della natura, del mondo che mi circondava – racconta -. Anche se il mio percorso professionale vero e proprio è iniziato durante il periodo universitario, ho sempre coltivato la passione per la fotografia. Sono andato a Milano, dove ho frequentato l’università di Lettere Moderne, indirizzo Beni Culturali, corso di laurea in storia e conservazione dei beni teatrali, cinematografici e televisivi, con un primo corso alla Scuola di cinema di videoreportage. Un corso breve, che ho abbinato ad un corso di fotografia, in un centro di formazione dell'hinterland milanese».
I network nazionali
«Sempre nella Scuola di cinema, ho deciso di impegnarmi in un corso di regia della durata di tre anni. E così, subito dopo gli studi, ho un bagaglio acquisito di professionalità tale, da riuscire a propormi, e fare esperienze interessanti nelle principali aziende televisive nazionali, ad iniziare dalle piattaforme Mediaset e Sky. In particolare, sono stato 8 anni a Mediaset, l'ambiente dove mi sono formato maggiormente. Ho iniziato facendo il cameramen, poi mi sono dedicato anche alla regia, al mixer video, alla post produzione: insomma, tutti i settori televisivi». poi, la decisione: il rientro. «Sono rientrato in Calabria perché nel tempo si sono tornati a far sentire i miei sogni di gioventù, che mi vedevano realizzare reportage e documentari che riguardassero la mia terra. Della mia regione credo sia giusto raccontare storia e tradizioni, farle riemergere dall’oblio, recuperarne la memoria, sulla scia dei grandi maestri del passato, la cui eredità non va dimenticata».
Il ruolo di LaC
«Grazie ad un incontro casuale con il direttore di rete Franco Cilurzo, che mi ha presentato all'Editore Domenico Maduli, sono entrato in contatto con LaC tv: e ho scelto di iniziare a collaborarvi, confidando di riuscire un giorno a realizzare anche in questa sede i miei progetti. Del network e degli studi mi piacciono l’ambiente, la serenità dei rapporti interpersonali con i colleghi: siamo capaci di affrontare insieme ogni problema che si presenta nella quotidianità del lavoro televisivo. E li considero una seconda famiglia: anche perché con loro condivido ogni singolo momento della giornata. Oggi mi occupo di riprese e di montaggio, in supporto ai tg ed alle redazioni, ma capita spesso di trovarmi impegnato come cameraman di studio. Qualche volta, fortunatamente, seguo anche dei progetti ideati da me: tra questi, mi piace ricordare i reportage sui cammini di Calabria. In futuro spero che questa possibilità diventi una costante».