A Cosenza e Reggio Calabria li chiamano ancora “presidente”. Strette di mano, sorrisi e aneddoti. Paolo Fabiano Pagliuso e Lillo Foti sono il simbolo di un’epoca differente che ha dato tanto alle rispettive città. Nel bene e nel male. Storie simili, parallele, tanto da essere legati da stima profonda. Esaltazione massima dello sport cittadino e cadute dolorosissime. C’è chi non gli ha perdonato quest’ultime.

Venerdì sera l’uno sarà allo stadio, in quella tribuna che frequentò da patron per una vita. L’altro davanti alla televisione. In esclusiva per il network LaC su Cosenzachannel.it e IlReggino.it hanno parlato di quello che era il loro derby. Sette domande, però, erano comuni. Ve le proponiamo a mo’ di intervista doppia.

In cosa oggi Cosenza-Reggina è diverso dai vostri Cosenza-Reggina?

Pagliuso: «Il calcio è molto cambiato. Il livello è ben diverso, purtroppo si è abbassato di parecchio. All’epoca noi potevamo contare su calciatori del calibro di Lucarelli, Negri, Zampagna, Margiotta, Marulla, Padovano. Ora questi grandi campioni non ci sono più. Al loro posto ci sono solo giovani promettenti che però dal punto di vista tecnico non hanno nulla a che vedere con quei calciatori lì».
Foti: «È cambiato il calcio, nel suo complesso. Bisogna dare atto a Gallo e Guarascio di riuscire a mantenere una categoria importante. Sono molto contento dei risultati del Cosenza, che reputo oltre ogni aspettativa, una squadra messa su in pochi giorni dopo il ripescaggio e che sta facendo un gran bene».

Come descrivereste il vostro amico presidente?

Pagliuso: «Lillo, a parte il nostro rapporto personale, è un profondo conoscitore di calcio vista l’esperienza maturata alla guida della Reggina sia in Seria A che in Serie B. Certamente è una persona che in quel calcio ci stava bene ed era importante anche come rappresentante di tutte le squadre del Sud. All’epoca c’era un bel gruppo di presidenti che portavano in alto il nome del meridione nel mondo del calcio. Competenza che, devo ammettere, anche adesso è rimasta per quel che riguarda la nostra regione, visto che, anche se nessuna squadra è in Serie A, tutte hanno un’ottima classe dirigenziale che sostituisce degnamente me, Foti e gli altri».
Foti: «Pagliuso è un grande. Sono amico della sua famiglia e ho frequentato il papà prima e il figlio dopo. Mi legano a loro tanti episodi. Anche il Cosenza sotto la sua presidenza credo abbia fatto tanti campionati importanti, sfiorando anche palcoscenici superiori.

Avete vissuto grandi cornici di pubblico, condite anche da problemi di ordine pubblico. Come vivevate quei frangenti?

Pagliuso: «C’era grande apprensione perché era sempre un problema. Sono successi diversi episodi sotto la mia presidenza. Non c’era controllo da parte delle forze dell’ordine. Oggi per fortuna le cose sono cambiate ed anche la cornice del derby sarà vissuta in maniera del tutto diversa. Sarà sicuramente uno spettacolo venerdì sera vedere le coreografie dei tifosi senza pensare che vi possano essere problemi di ordine pubblico come purtroppo accadeva invece in quegli anni».
Foti: «Sicuramente la tensione fa parte del gioco. Quando ci si confronta con una marea di gente non tutto sempre fila liscio, anche se Reggio ha dimostrato in diversi momenti d’essere un popolo civile e con grande sportività. Questo è stato riconosciuto da più parte anche a livello nazionale, sono stati tantissimi gli apprezzamenti per la calorosità dei nostri fans. Ricordo l’assemblea di Lega all’indomani di Reggina-Verona (lo spareggio perso che condannò gli amaranto alla B, ndr), una delle tante sconfitte poco digerite, ma che il pubblico con grande silenzio accettò. Ricordo come le riprese televisive all’epoca trasferirono l’idea di un pubblico composto e dispiaciuto per il risultato».

Rappresentanti di Cosenza e Reggina. Ma avevate anche posizioni di rilievo in Lega…

Pagliuso: «Mi viene in mente un aneddoto dell’elezione del 2002. Tutti noi club di Serie B eravamo d’accordo nel votare per Franco Sensi come nuovo Presidente della Lega. Purtroppo, al momento di andare alle urne, tre club di Serie B cambiarono idea, fecero i franchi tiratori, e non permisero l’elezione di Sensi (fu eletto Galliani, ndr). Le malelingue dell’epoca dissero che erano state le squadre promosse in A quell’anno e tra queste c’era la Reggina. Ma onestamente non posso stabilire se si trattasse di qualcosa di vero (ride, ndr). Anzi colgo l’occasione per inviare un grande saluto a Lillo. Anche se venerdì vinceremo noi».
Foti: «Pagliuso è un tipo sanguigno, una persona che non ha mezzi termini, abituato a combattere. Sicuramente potrebbe, in un sistema un po’ appiattito, in cui le dinamiche sono legate soprattutto alla finanza, trovare gente con passione e voglia di lottare credo che possa rappresentare un confronto sempre interessante».

Derby di mercato. In quegli anni, chi avrebbe voluto rubare al suo rivale?

Pagliuso: «La Reggina ha sempre avuto ottimi calciatori ma se devo scegliere, dico due allenatori. Il primo è Nevio Scala che allenava gli amaranto durante l’anno che sfiorammo la Serie A e la mancammo per la classifica avulsa. E poi, ma qui stiamo parlando di preistoria calcistica, avrei voluto vedere sulla panchina del Cosenza anche Tommaso Maestrelli che allenò la Reggina negli anni 60».
Foti: «Uno che mi faceva impazzire era Urban, che credo abbia segnato a Cosenza un periodo abbastanza felice. Ma ci sono stati diversi calciatori rossoblù che hanno offerto prestazioni importanti. Ciò non significa che chi abbia vestito l’amaranto non lo abbia fatto in maniera altrettanto adeguata».

Il derby che ricordate con più soddisfazione e con più amarezza qual è?

Pagliuso: «Iniziamo dai bei ricordi. Certamente quello che vincemmo con i gol di Lucarelli. Ricordo che c’era anche Tele+ a riprendere la partita e lo stadio ribolliva di passione. Fu una grandissima vittoria in una serata indimenticabile. A proposito di Lucarelli vorrei dire che è uno dei ragazzi che è rimasto di più nel mio cuore. Ma ci sono rimasto male perché è già la seconda volta che viene a Cosenza e non mi chiama nemmeno per un saluto. Mi avrebbe fatto molto piacere sentirlo. Lo ricordo con grandissimo affetto fin dal giorno in cui lo presi. Ci misi un po’ a convincere Gaucci a darmelo nella trattativa che portò Negri a Perugia. Presi lui, Gioacchini e Pierotti in prestito dagli umbri e da lì partì la carriera di Lucarelli. Forse ha perso il numero ma avrebbe potuto facilmente trovarlo. Tornando alla domanda, il derby con la Reggina che ricordo con più amarezza è anche in questo caso una partita degli anni 60. La Reggina di Maestrelli venne a vincere per 1-0 a Cosenza con lo storico gol di Camozzi in quello che era una sorta di spareggio per la Serie B. Loro centrarono il salto di categoria mentre noi dovemmo rimanere ancora in C».
Foti: «Quello più soddisfacente la vittoria del 1999. Era una delle nostre tre finali, oltre a Pescara e Torino, che poi ci condussero in A, una delle cinque partite di Bolchi. Quella vittoria ci diede la sensazione che potessimo realmente andare in massima serie, cosa che poi avvenne. Riguardo il ricordo più amaro, preferisco dimenticare, le ho un pò cancellate. Credo sia più bello sorridere che star lì a rammaricarsi. È il risultato finale che conta, pensiamo alle tante cose positive che la Reggina ha fatto. Da tifoso, per esempio, ricordo ancora uno storico gol di Camozzi negli anni 60, non credo di essere l’unico a ricordarlo».

Che giudizio date all’attuale proprietà delle “vostre” squadre?

Pagliuso: «Io Guarascio non lo conosco bene, ma da tifoso lo devo solo ringraziare per quello che sta facendo. Anche se con risultati alterni ci sta comunque mantenendo in Serie B. Senza di lui avremmo avuto grosse difficoltà».
Foti: «La guardo, come detto, con simpatia. È una squadra classica di categoria, con degli ottimi professionisti. Credo che possa competere in questo campionato, giocandosi delle opportunità, magari negli eventuali playoff».