«Il signor Ilari ha ampiamente dimostrato di non avere lo spessore, la credibilità, l'esperienza e l'affidabilità necessarie per rappresentare la Reggina. Si dimetta subito, consegni il titolo alla città e torni ad occuparsi esclusivamente delle sue sale di proiezione. La Reggina è una cosa seria». È quanto afferma il sindaco metropolitano ff di Reggio Calabria Carmelo Versace, sottolineando come «l'intero territorio è nauseato dalla condotta scellerata e votata al suicidio di chi dovrebbe fare gli interessi della squadra calabrese più blasonata».

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«Non si capisce cosa voglia questo impresario venuto dal nulla - prosegue - indicato a rappresentare un fondo, assolutamente impercettibile, che non ha fatto e non sta facendo nulla per aiutare una delle principali realtà economiche, sociali e sportive del Sud Italia. Lascino Reggio, per sempre, quanti intendono speculare sui sogni e sulle passioni del popolo amaranto. Il signor Ilari - afferma Versace - dimostri quel briciolo di senso di responsabilità che, sino ad ora, non ha avuto. Inopinatamente ha parlato di Reggina che 'non è in vendita', ma sbaglia di grosso se pensa di portare la società al fallimento dopo l'udienza al Consiglio di Stato di fine mese».

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«Come Città Metropolitana - continua Versace - siamo pronti a porre in atto qualsiasi azione legale per impedire il tracollo di una situazione complessa oltre ogni tipo di immaginazione. Deve essere conseguente rispetto alle parole che dice. Servono azioni, fatti, concretezza. Dell'aria fritta - conclude Versace - i reggini non sanno che farsene. Entro 24 ore, dunque, il signor Ilari farebbe bene a mostrare carte, nomi e documenti in suo possesso per far luce sulla pagina più triste di una storia ultracentenaria. Entro e non oltre domenica prossima, poi, paghi ogni stipendio in sospeso, restituisca dignità e sicurezza ai lavoratori ed alle lavoratrici e garantisca la ripresa degli allenamenti al Sant'Agata. Infine, si dimetta e restituisca alla città ciò che è della città. La Reggina non è né del signor Ilari, né di fantomatici fondi stranieri, né di chi lucra in un calcio malato».