Quando il cuore di Giovanni si è fermato, il tonfo dei pugni sui sacchi appesi al soffitto è diventato silenzio. Poi smarrimento, e comprensione, prima di diventare dolore. Una ferita ancora aperta, come sempre succede, perché il tempo è spesso accettazione, quasi mai cura. Emerge, quel dolore, a distanza di anni, tra le crepe che si aprono nella voce di Debora Rota, quando le si chiede di parlare di lui.  

«Lo chiamavo sensei. Quando è morto è stata una botta incredibile. Ci siamo sentiti spaesati, senza una guida. Era il nostro papà del pugilato». 

Giovanni Iaria era nato a Delianuova, in provincia di Reggio Calabria, nel 1977. Emigrato per lavoro, su in Lombardia, faceva il frontaliero tra Milano e la Svizzera. 

Lo hanno trovato accasciato a terra, per strada, una domenica mattina. Era uscito a fare una corsa. Un passante ha chiamato i soccorsi, ma non c’era più nulla da fare. Aveva un cuore grande Giovanni, ma proprio il cuore l’ha tradito. Era l’11 giugno del 2017. Neanche due mesi dopo avrebbe compiuto 40 anni 

«Era un ragazzone, massiccio ma veloce e dinamico. Non aveva avuto alcun problema prima, è stato un fulmine a ciel sereno», ricorda Debora. 

Una palestra "sociale" 

È stata lei, assieme ad altri iscritti, a prendere in mano le redini della palestra. Quello spazio messo in piedi da Giovanni, da zero, fatto di sport ma non solo. A Locate di Triulzi, comune di poco più di 10mila abitanti della città metropolitana di Milano, la Pugilistica Popolare nasce l'11 ottobre 2013, divenendo poi a tutti gli effetti seconda sede della Pugilistica Domino di Gratosoglio, popoloso quartiere del capoluogo lombardo. Da lì era arrivato Giovanni Iaria, portando nella cittadina in cui si era nel frattempo trasferito non semplicemente un nuovo sport, ma una nuova idea di sport 

«Alla parte sportiva ha legato una serie di iniziative di grande impatto sociale», racconta Debora. Tra gli ultimi, il progetto "uova e latte", che prevedeva l'autotassazione dei pugili per raccogliere una somma destinata ai commercianti locali, facendo così abbassare i prezzi in favore della popolazione anziana. O ancora il progetto "borsa di studio" per i giovani atleti studenti che ottenevano una bella pagella, in pratica un voucher per l'acquisto di materiale scolastico. E il primo corso gratuito di autodifesa per le donne di Locate.  

Un approccio che era l'essenza stessa della palestra e che non si è perso con la scomparsa di Giovanni. «Mi sono appassionata al pugilato grazie a lui e a questo suo modo di veicolare lo sport - dice Debora Rota -. Dopo la sua morte abbiamo continuato a operare nel suo solco: abbiamo organizzato delle lotterie il cui ricavato è servito per due anni per comprare ogni mese una cassetta di riso e verdure per le famiglie bisognose del paese, il terzo anno è stato destinato alla scuola media per l'acquisto di lavagne multimediali e computer». 

Da uno scantinato a un ex bar 

La palestra di Locate è nata in un vecchio scantinato sotto a un centro per anziani. Qui Debora ha fatto la sua lezione di prova. «E non me ne sono più andata». 

Il suo entusiasmo ha contagiato presto altre persone a lei vicine: «A settembre eravamo in 4, due mesi e mezzo dopo in 20. E questo in uno spazio di 6 metri per 4. Infatti quando era bel tempo facevamo la corda in strada, quando era brutto alcuni dovevano allenarsi in bagno perché tutti non ci stavamo. Il merito comunque era di Giovanni, che faceva innamorare con il suo modo di insegnare».  

Era un maestro Giovanni, nel senso più profondo della parola. «Mi diceva: "Il pugilato è prima di tutto mettersi allo specchio con se stessi. Sei tu la prima a giudicarti, datti una possibilità. Non mollare". È stato importante per me. E non solo per me». 

Quando Giovanni è morto l'associazione sportiva che riunisce le due palestre di Locate e Gratosoglio è stata presa in mano da alcuni atleti, tra cui Debora Rota. Oggi la palestra di Locate ha cambiato sede. Sono quadruplicate le iscrizioni e il Comune ha concesso uno spazio più grande. Un ex bar, senza un vero e proprio spogliatoio e senza un vero e proprio ring. «Non paghiamo riscaldamento e acqua e questo è già tanto - sottolinea Debora -. Per il resto stringiamo i denti e ci organizziamo come possiamo». 

Chi riesce a pagare la retta dà una mano con le spese, ma qui nessuno è escluso. «Per noi boxe popolare significa questo: cercare di dare accesso a chi ne ha bisogno. Non è che tutti vengono senza pagare, ma se ci sono persone per cui l'aspetto economico rappresenta un impedimento all'attività sportiva allora quelle persone non pagano. Ci sono tanti ragazzi che hanno bisogno di un contesto di regole come il nostro e non glielo precludiamo per mancanza di soldi».  

«Le mani si muovono solo in palestra» 

Sono importanti le regole in posti come questo. Rispetto, umiltà, nessuna discriminazione. «Lo ribadiamo soprattutto all'inizio dei corsi. Facciamo sempre una lezione congiunta delle due palestre per presentarci come associazione». E poi i progetti sociali, che non sono un'appendice, ma parte integrante dell'attività sportiva. «La palestra non ha solo sede nel territorio, la palestra è il territorio», rimarca Debora.  

E il gruppo è una famiglia, da sempre: «Trattava tutti i ragazzi come fossero suoi figli». 

«Le mani si muovono solo in palestra», diceva loro. E poi: «Chiunque all'esterno, per qualsiasi motivo che non sia per difendersi, alza le mani qui non mette più piede. Le prime cose che si imparano in palestra sono rispetto e umiltà».  

Dalla memoria di Debora i ricordi saltano fuori uno dietro l'altro. Dai ragazzi Giovanni si faceva anche portare la pagella. Perché lo studio non doveva mai essere messo da parte. «Spesso venivano i genitori a dire che i figli andavano male a scuola e per punizione non li avrebbero reiscritti al corso di pugilato. Lui diceva loro: no, voi invece li mandate perché io li farò lavorare e quando verranno a casa saranno talmente scarichi per fare altro che dovranno mettersi sui libri».   

Sono proprio i ragazzi il nocciolo duro della palestra. La gran parte degli iscritti ha tra i 13 e i 20 anni. Una piccola parte arriva invece ai 50 e oltre. Ogni volta che ne arriva uno nuovo, Debora gli racconta la storia della palestra e di Giovanni Iaria. «Siamo qua grazie a lui», ripete. 

Il torneo interregionale Lombardia-Calabria 

E per lui, per onorare la sua memoria, nel 2018 è nato il torneo interregionale Lombardia-Calabria. Il Trofeo Iaria, per tenere ben saldo il legame tra le due regioni in cui Giovanni ha trascorso la sua breve vita. Da quaggiù saliranno gli atleti della Boxe popolare di Cosenza, guidati da Gianfranco Tallarico 

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Al torneo verranno anche la mamma e le sorelle di Giovanni, chi dalla Calabria chi dalla Francia. 

Quest'anno l'appuntamento è il 16 giugno. Si sale sul ring ma non solo. La manifestazione prevede anche una serie di attività a cornice: scacchi e pugilato, yoga, shiatsu, breakdance, karate, spray art, laboratorio creativo con stoffe e materiali di riciclo. Uno spazio di socializzazione e aggregazione che risponde a questo modo di vedere e vivere lo sport: creando connessioni tra le persone.