CATANZARO - Un simbolo di ieri ed un simbolo di oggi. Nicola Ceravolo e Javier Zanetti separati da tanti anni di differenza, uniti dalla lealtà, la correttezza e la signorilità che li ha contraddistinti nel mondo del calcio. Sport, che oggi più che mai, avrebbe bisogno come il pane e l’acqua di persone come loro. L’ educazione, l’onestà, qualità riconosciute ad entrambi, spazzano via per un attimo il marcio scoperto proprio lì, a Catanzaro. Bandiera dell’Inter ma idolo in tutti gli stadi, Javier Zanetti è stato accolto a braccia aperte da Catanzaro e dai catanzaresi. E’ andato a lui, dopo Ranieri, Lippi, Capello, Conte e  Prandelli il premio intitolato al “presidentissimo” che fece grande il club dei tre colli, giunto alla sesta edizione. Ha parlato del nuovo scandalo calcioscommesse, ha ricordato i suoi inizi dietro un pallone, si è soffermato sulla sua Inter, ovviamente, sul suo impegno nel sociale, sulla nuova carriera da dirigente, sui valori dello sport da inculcare fin da piccoli. Il signore del calcio dal ciuffo perfetto non ha mancato di ricordare il suo rapporto con i presidenti Moratti e Facchetti, per lui sarebbe stato un onore poter giocare anche per la squadra guidata da quell’uomo dal baffetto nascosto dietro gli occhiali chiamato Nicola Ceravolo. A fare da cornice un “Politeama” stracolmo, la conduzione puntuale di Sabrina Gandolfi, la coordinazione perfetta di Italo Cucci e l’organizzazione precisa dell’ideatore del premio Ceravolo, Maurizio Insardà.  Zanetti saluta tutti, il sipario si chiude lasciando una certezza: Catanzaro ed il calcio in generale hanno ancora bisogno di simboli come lui e come Nicola Ceravolo.