«Al mio segnale scatenate l'inferno». Mister Alessandro Basile e la squadra Città di Acri Calcio a 5 fanno il loro ingresso sul parquet e notano con la coda dell'occhio lo striscione che campeggia sugli spalti del PalaDolmen di Bisceglie. Il senso di quella scritta diventa chiaro da lì a qualche minuto: non appena comincia la partita, centinaia di fischietti all'unisono rimbombano all'interno del palazzetto. E non smetteranno fino alla fine. «Quel frastuono infernale mi sembra ancora di sentirlo nelle orecchie», sorride mister Basile mentre si prepara a spiegare di quale materia siano fatti i sogni. In casa della Diaz finirà 2-2: un pareggio, però, dal sapore di vittoria, perché arrivato contro la squadra che condivideva il primo posto insieme ai rossoneri e che all'andata fu battuta. 

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I Lupi rossoneri della Sila hanno bisogno di una vittoria soltanto e, il prossimo 6 aprile, cercheranno di andare a prendersela a Potenza. Altrimenti, ci proveranno in casa la settimana successiva contro il Casali del Manco. I giocatori di mister Basile hanno "addentato" la serie A e non intendono mollare la presa.

Una squadra senza casa e senza pubblico

Per tutti erano i "nomadi" del campionato costretti, dopo il sequestro del palazzetto dello sport di Rende, ad allenarsi in una palestra striminzita col pavimento di cemento. Un paradosso se si pensa che ad Acri, vent'anni fa, fu posta la prima pietra di una struttura sportiva imponente e all'avanguardia arrivata a costare oltre quattro milioni di euro. Fortuna ha voluto che quell'opera, anziché andare ad arricchire il già lungo elenco di incompiute calabresi, sia stata invece consegnata alla città e alla sua gente. Il resto l'ha fatto la passione di mister Basile e dei suoi giocatori: una passione di gran lunga più forte della tentazione di mollare.