Niente di più bello che inseguire il proprio sogno, coltivare la propria passione, essere realmente liberi. Sensazioni per cui Emeka Nwankwo Obinna ha dovuto lottare sin dall’infanzia. Nato nel ’99 nello stato di Enugu (nel sud della Nigeria) Nwankwo cresce, come molti suoi coetanei, con il pallone tra i piedi. In campo con gli amici è spensierato, si diverte e riesce anche a farsi notare per le sue qualità tecniche. A quattordici anni, infatti, veste la maglia di un club locale nel campionato nigeriano di Serie D, in prima squadra. 

L'incubo della guerra e la fuga in mare

La permanenza nella terra d’origine è però davvero breve. Per problemi familiari decide di lasciare casa. Quindi la partenza, insieme ad un amico, con destinazione Libia. Qui tutto diventa ancora più difficile nel terrore della guerra, tra il carcere per la mancanza di documenti e la paura di perdere la vita da un momento all’altro una volta fuori dalle sbarre. «In Libia non potevo stare tranquillo, non era quello che pensavo di trovare - racconta -. Dopo l’uccisione di Gheddafi regnava il caos. Non avendo la cittadinanza libica mi hanno arrestato».

In carcere ci rimane per 3 mesi, dopodiché riesce a trovare un lavoro. «Se riesci a lavorare lì ti danno meno problemi, ma vivi costantemente con la paura di essere catturato». Così, all’improvviso, si presenta la scelta più difficile: «Dopo tante sofferenze, un giorno, mi viene detto che c’è una barca pronta a partire. È stata una decisione obbligata, non sapevo nemmeno dove ci avrebbero portati, ma era il miglior modo di salvarsi. Se non fossi morto in mare sarei morto in Libia, o comunque avrei continuato a vivere nel terrore». 

L'arrivo in Calabria, i progetti di accoglienza e.. il pallone

L’arrivo sulle coste calabresi, a Reggio Calabria, arriva il 15 giugno del 2016, salvato da una nave delle ONG. Il graduale inserimento all’interno della comunità passa attraverso i progetti di accoglienza, a Rizziconi prima e a Saline Joniche poi. «A Saline è stato davvero bello perché con i progetti Sprar ti permettono di fare tante attività, ti fanno andare a scuola, imparare la lingua. Poi ho trovato una squadra, a Melito».

Con l’A.S.D. Borgo Grecanico Melitese infatti “Obi” (così lo chiamano in campo i compagni) ritrova quello stesso sport che da bambino, in Nigeria, lo faceva sognare. «Il mister Cormaci mi ha scoperto e lo ringrazio, mi ha permesso di giocare con la sua squadra. In quattro anni siamo passati dalla Terza Categoria alla Promozione». Nel club gialloblù Obinna - che sul terreno di gioco è un centrocampista offensivo - risulta ogni anno tra i protagonisti dei diversi successi sportivi della squadra

«È una passione immensa per me - spiega -. Il calcio fa parte della mia vita da quando ero piccolo. Quando faccio questo mestiere sono tranquillo e felice». Già, felice, perché oltre alla grande velocità e l’abilità palla al piede, tra le qualità del giovane centrocampista che spiccano subito in campo c’è quell’allegria, quella gioia di calciare il pallone che caratterizza il suo stile di gioco, fatto di numeri spettacolari, dribbling, assist e gol quasi mai banali. «È una questione di istinto. In Nigeria da bambino mi facevano giocare con i grandi sui campi di terra battuta, lì tecnicamente miglioravi tantissimo». 

Nel 2023 la maglia è quella del Brancaleone nel campionato di Eccellenza, altro passaggio importante per la sua crescita calcistica: «Ho incontrato persone che mi hanno dato tanto, è stato un anno bellissimo grazie a dirigenti e compagni di squadra che hanno condiviso con me la loro grande esperienza». 

Presente e futuro

L'anno appena cominciato, invece, riserva al centrocampista una nuova sfida sportiva: la salvezza nel campionato di Promozione con il Bianco. Un altro capitolo della sua nuova vita in Calabria, quella terra che lo ha accolto dando speranza e un futuro migliore per sé e per la sua famiglia in Nigeria: «Ci sentiamo ogni giorno, la situazione lì tuttora non è per niente semplice. Non è facile vivere lì, non lo era quando sono dovuto andare via e non lo è oggi. Per questo loro sono molto contenti che io sia qui e anche io sono felice di vivere in Calabria. Mi considerano il loro punto di riferimento. Sono orgoglioso di poterli aiutare da qui e spero di poterli incontrare presto».