Il Nola Città dei Gigli batte la Roma 3-1 e si laurea campione d’Italia di sitting volley maschile, la disciplina di pallavolo paralimpica praticata da atleti con disabilità motoria. «C’è tutto in questo trionfo - scrive la squadra in una nota - la testardaggine, la voglia di stupire, il coraggio di chi non si arrende mai». Sì, perché il sitting volley è «un modo diverso di intendere e praticare la pallavolo che abbatte qualsiasi tipo di barriere fisica e mentale mettendo sullo stesso piano normodotati e disabili celebrando la vittoria dell’inclusione sociale più pura ed autentica». Tra i campioni del Nola c'è anche un praiese doc, il 38enne Sergio Ignoto, rimasto vittima di un grave incidente sul lavoro durante il quale ha perso l'uso della gamba destra, episodio che inizialmente lo ha trascinato in un vorticoso stato di angoscia. Poi, grazie allo sport, che pratica sin da ragazzino, è rinato. Sergio Ignoto, infatti, era già un atleta prima del drammatico incidente e da adolescente aveva giocato tra le fila della Spes Volley Praia a Mare, la squadra che ha sfornato numerosi talenti della pallavolo, uno su tutti Davide Marra, oggi alla Emma Villas Siena dopo oltre un decennio di successi a qualsiasi livello.

Chi è Sergio Ignoto

Sergio Ignoto è il sesto di sette fratelli, cresce nella cittadina di Praia a Mare, dove rimane fino a 20 anni, quando, improvvisamente, decide di seguire la sua famiglia che qualche mese prima si era trasferita a Buonabitacolo, cittadina campana della provincia di Salerno.

Sergio ha sempre il sorriso stampato in volto, nonostante la vita con lui non sia stata sempre clemente. A 14 anni subisce un brutto incidente in motorino che gli procura la frattura del setto nasale e qualche giorno di ricovero in ospedale. Ma il dolore più grande arriverà due anni più tardi, quando il destino gli porta via il fratello maggiore: Michele perde la vita a soli 25 anni durante una piovosa notte del gennaio 1996, in un disastroso sinistro stradale in cui perde la vita anche Valerio, un giovane di 22 anni.

Ma Sergio è forte, è una roccia, un pilastro che la vita prova a sgretolare, senza riuscirci. Si reinventa, cambia vita, cambia lavoro ma non si lascia sopraffare.

L'incidente

Quando sembra aver trovato un briciolo di serenità, la malasorte torna a bussare alla sua porta. E’ un giorno qualunque di 9 anni fa. Il giovane, come ogni mattina, si è recato al lavoro in un campo e lo sta arando con un uno di quei modernissimi motozappa. Forse è la distrazione, forse è l’inesperienza, fatto sta che in un attimo Sergio si ritrova a terra in una pozza di sangue. Le lame dell’attrezzo gli hanno letteralmente reciso l’arto inferiore destro.

I suoi colleghi allertano immediatamente i soccorsi ma, come spesso si è costretti a raccontare, tardano ad arrivare. Così, qualcuno lo trasporta in ospedale con una disperata corsa in auto. I medici tentano tutto il possibile per salvargli la gamba ma dopo ore di operazione chirurgica devono arrendersi e devono amputarla dal ginocchio in giù.

Al 30enne crolla il mondo addosso. I mesi che seguono sono un inferno. Sergio deve fare i conti con un corpo che non sente più suo, deve imparare tutto da capo, lui che era stato una piccola stella della pallavolo locale, ora deve imparare anche a camminare con quella noiosissima protesi che prova a restituirgli una parvenza di normalità.

A un certo punto, però, capisce che non si può tornare indietro e si convince che, se non vuole darla vinta al destino, dovrà imparare a convivere con la sua nuova condizione fisica. È così che nasce per la seconda volta.

L'incontro con il sitting volley

E’ il gennaio del 2015. Sergio ha conosciuto sui social network un allenatore di sitting volley, il gioco in cui i giocatori rimangono seduti in campo e si spostano con la sola forza delle braccia. Succede tutto in poco tempo. Si tessera con l’S.D. Nola e si allena, per convenzione, con la ASD Free Fox di Sala Consilina. Inizialmente è solo un modo per distrarsi e portare avanti quel percorso interiore che lo ha rimesso al mondo. Ma nel maggio successivo partecipa ad una partita a Francavilla al Mare, in Abruzzo, e tra gli spalti lo osserva un dirigente della nazionale italiana di Sitting Volley. Quel ragazzone alto e imponente, evidentemente, mette in campo lo stessa grinta con cui cui ha preso a morsi la vita, perché poche ore dopo sarà convocato per gli europei paralimpici che si sarebbero tenuti in Germania tra il settembre e l'ottobre del 2015. Ed è lì, in quei giorni, che comincia a scrivere le più belle pagine di storia dello sport che l'ha salvato.