Il rapporto tra Cristiano Lucarelli e Cosenza è solido, forte, impermeabile alla distanza. L’allenatore della Ternana ieri pomeriggio ha ricevuto i soliti applausi, salutato la curva e sorriso ai cori che gli sono stati dedicati. Alcuni erano gli stessi di quando, 25 anni fa, si consacrò in rossoblù poco più che ragazzino. Non è soltanto per quello che è rimasto nel cuore degli ultrà, ma anche per un’affinità ideologica di fondo. Né l’uno e né gli altri hanno mai fatto niente per celarla. Anzi, quando a marzo del ’96 decise un derby con la Reggina finì festeggiando a pugno chiuso tra la folla in delirio. La foto circola sul web ed è cliccatissima. Ha sempre detto di avere un cruccio: quello di non aver partecipato ai funerali di Gigi Marulla perché all’estero.

«Quando arrivai a Cosenza, lui era il re ed io un bambino» ha detto dopo aver fatto visita al suo vecchio capitano al cimitero. È stato accompagnato da Kevin Marulla, oggi team manager dei Lupi, e dal suo vice. Vale a dire da quel Richard Vanigli che transitò dal San Vito nelle vesti di difensore quando c’era ancora il Tamburino di Stilo a guidare l’attacco. «Ripeterò questo gesto ogni volta che tornerò - ha aggiunto Lucarelli -. In quel campionato che ho vissuto qui, la sua vicinanza ha avuto per me un significato enorme».

Il tecnico si è commosso nel ricordare la figura di Gigi Marulla, nominato nei mesi scorsi cittadino onorario della città dei Bruzi. «Per me è stato un maestro di vita - ha chiuso -. Nonostante fossi solo un ragazzino si è sempre impegnato per farmi emergere». Lucarelli per Cosenza è così: un amico leale, uno di quelli su cui sai di poter contare sempre. Anche se non lo senti da anni.