La pandemia ha modificato la nostra quotidianità, le nostre abitudini. Le mascherine, il distanziamento, gli abbracci vietati e le strette di mano impossibili. Elementi fondamentali della cultura italiana che soprattutto nel Sud del Paese rappresentano un segno distintivo ed inequivocabile. Il calcio, quello vero, racchiude molti di questi elementi.

Lo sport più seguito in Italia è quello che sa anche essere ricco di passione, amore per i colori della squadra della propria città, chilometri percorsi dai tifosi esclusivamente per incitare i beniamini ma soprattutto per sentirsi parte di un gruppo e di una comunità. Sapori quasi dimenticati ma che a volte ritornano e riempiono il cuore di emozioni vere. Quando il calcio era solo della gente, tutto era più bello. Immagini di calcio vecchio e puro sono quelle che arrivano da Gorgonzola, la città nel milanese dalla quale prende il nome anche il celebre formaggio.

Domenica, al “Città di Gorgonzola” si è giocata la gara d’andata del secondo turno playoff di serie C ma in questa storia, il protagonista principale non è il risultato sul campo, non sono i giocatori, gli allenatori e tutto ciò che gravita solo attorno al mero avvenimento sportivo. Nella storia che vi raccontiamo i protagonisti sono i tifosi: in questo caso quelli giallorossi.

La foto usata come copertina di questo articolo, racchiude tutto l’amore che un tifoso possa avere per la propria squadra. Gente di ogni età, magari trasferitasi al nord per lavoro o studio, che nonostante il divieto di entrare allo stadio a causa delle restrizioni pandemiche, sfida divieti e anche la “forza di gravità”. Per guardare la partita che avrebbero potuto seguire, comodamente dal divano di casa, questi tifosi hanno trasformato in una tribuna d’onore il muro di cinta dello stadio, con bici e panchine improvvisate per sovrastare quell’ostacolo creato dall’uomo e cercare di scorgere spicchi di prato e parti di azioni.

Non importa se per capire come siano effettivamente andati quei novanta minuti si dovrà poi fare ricorso alle immagini televisive ma in una domenica normale di fine maggio la passione per i colori ha vinto sul calcio moderno. Forse la pandemia è riuscita a riportare un po’ di genuinità nelle cose: anche nel calcio.