VIDEO | La 14esima edizione si è aperta con l’esibizione delle buskers band lungo le vie del centro storico seguite da decine di appassionati
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Destagionalizzazione: una parola che sembra non finire mai per un tema trattato a oltranza nei luoghi che vivono di turismo. Amministrazioni e operatori avvicendatisi a Tropea nel corso degli anni ne hanno fatto un dogma assoluto per rivitalizzare il paese anche al di fuori dei mesi estivi. Eppure, da quattordici anni a questa parte, la città vive le settimane tra settembre e ottobre come una seconda estate. Merito del Tropea blues festival, la kermesse divenuta ormai punto di riferimento nazionale per gli appassionati del genere, capace di riempire ogni angolo del centro storico di note e adrenalina, balli e sorrisi di ogni provenienza e colore.
Quest’anno nove serate spalmate su tre weekend (19, 20, 21, 26, 27, 28 settembre e 3, 4, 5 ottobre) offriranno un’ampia scelta artistica per chi vuole godere della bellezza settembrina della Perla del Tirreno.
Si è partiti ieri con le buskers band per le vie del centro storico: diversi punti del cuore del paese hanno visto l’avvicendarsi dei gruppi, tutti uniti da un unico, grande sentimento: la passione per la musica. Decine di persone hanno assistito ai concerti con grande trasporto sulle note di inediti e grandi classici, da Robert Johnson a B.B. King, passando per i più rockeggianti Dire Straits e Lynyrd Skynyrd.
Un evento di grande attrattiva, ma anche di notevole impegno e fatica, come testimoniato dal presidente dell’associazione Tropea blues, Christian Saturno, che ogni anno si fa in quattro per permetterne la riuscita: «Dietro questo festival ci sono lavoro e sacrificio da parte di chi ci ha creduto sin dall’inizio, non solo all’interno dell’associazione, ma anche da parte di altre realtà parallele che stanno collaborando da un po’ di tempo a questa parte cambiando anche la mentalità del paese. Va però detto – sottolinea Saturno - che, sotto questo aspetto, forse siamo ancora un po’ indietro. È necessario allargare il più possibile l’organizzazione: se ci sono 400 associati ma partecipano alla riuscita della manifestazione in 22 vuol dire che c’è qualcosa che non va. Bisogna lavorare di più e puntare fortemente sugli eventi culturali. A Tropea è ormai passata l’epoca delle discoteche, è necessario puntare su manifestazioni di un certo livello».
Una dimensione che sembra tagliata su misura per un centro che coniuga bellezze architettoniche e ambientali come pochi altri al mondo: «La location è molto importante – spiega Saturno -: tutti gli artisti passati da qui nel corso degli anni sono rimasti incantati, hanno lasciato testimonianze importanti avendo avuto esperienze in altri festival. Secondo loro è una delle manifestazioni più particolari d’Europa».
E, come detto in apertura, un’occasione di crescita culturale, ma anche economica: «Credo che per la città sia molto importante questo festival, non dimentichiamo che prima del Tropea blues la stagione turistica si chiudeva il 23 agosto, mentre adesso è uno stimolo per le agenzie viaggi e i visitatori vengono appositamente da ogni parte del mondo».
Una formula vincente (quattordici anni di vita per un festival non sono pochi) che quest’anno si è rinnovata strizzando l’occhio al passato: «Siamo tornati al vecchio format, il primo che abbiamo avuto: stasera (ieri ndr) abbiamo le buskers band, domani sera (oggi, venerdì 20 ndr) e sabato ci saranno i big, quindi tre settimane piene sia per le strade che sul palco».
Non resta, quindi, che catapultarsi in riva al Tirreno per respirare un’atmosfera unica dove vicoli e piazzette si tingono di un solo, intenso colore: il blues.