Parte alla grande la stagione teatrale dell'Officina dell'Arte, diretta da Peppe Piromalli. In riva allo Stretto il primo tutto esaurito per lo spettacolo del comico romano
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La sua ironia è travolgente. Racconta fatti realmente accaduti nella sua vita e lo fa in maniera naturale senza troppi giri di parole colpendo i suoi spettatori al cuore e alla mente. E sì, perché quello creato dall’attore romano Maurizio Battista con il suo esilarante show “Papà perché lo hai fatto”, primo appuntamento della kermesse artistica dell’Officina dell’Arte di Peppe Piromalli , evento che ha registrato il primo sold-out della stagione, gremito anche il loggione del teatro “Cilea” di Reggio Calabria (foto Gianni Siclari), è un “viaggio” in quel vissuto personale fatto di divertenti storie ma anche di tanto amore e dolori che un uomo prova per la nascita di una figlia, per la perdita dei propri genitori, per l’emozione “esosa” di una ecografia, nell’andare a fare la spesa con la propria moglie, per il cambiamento dei tempi e i modi di affrontare oggi l’esistenza.
Maurizio Battista a modo suo, riesce a fare un viaggio introspettivo coinvolgendo il suo pubblico in quel percorso dell’Io nel quale indaga e cerca di dare spiegazioni ai vari meccanismi che ci allontanano da quel “poco di tanto” che abbiamo e che non consideriamo per nulla. Immagini, articoli di giornali, pagelle della scuola, una scrivania piena di oggetti che la gente acquista ma il cui valore è insignificante. Maurizio è un fiume in piena, cammina su e giù sul palco, si siede davanti al suo pubblico abbattendo la “quarta parete”, «vi devo odorare» dice sorridendo, e passa dalla cucina alle gite, dall’asilo per la figlia Anna alle chat di gruppo della scuola, dalle buche ai cappuccini. Il comico, un vero “mattatore” in scena, con i suoi esilaranti monologhi parla a ruota libera e mette in evidenza verità talmente scontate che nessuno se ne accorge. «La romanità di una volta è diversa da quella di adesso - afferma Battista - le donne di una volta, i ristoranti di una volta, i vegani di una volta. Il mondo è cambiato ma diamo un limite alle cose». Maurizio continua a parlare della sua vita privata, della sua famiglia allargata, pannolini biologici e pappe 2.0 e lo fa con disinvoltura senza mai trascurare il contatto con il pubblico: chiede i nomi di chi è seduto davanti al palco, chiede cosa fanno nella vita e da lì, trae addirittura spunto per il prossimo argomento dello spettacolo improvvisando, perché alla fine, la vita è una commedia e chi sa coglierne l'ironia ha già vinto.
Commovente, profondo e carico d’amore puro è l’ultimo momento dello spettacolo in cui Battista dedica una poesia alla madre Anna, scomparsa qualche tempo fa e per la quale il dolore dell’artista sembra essere rimasto immutato negli anni. Incredibile la coincidenza di come il mese e il giorno e l’ora della morte della madre corrispondano a quelle della nascita della figlia Anna, una bambina bella e vivace che il pubblico conosce dalle immagini che passano sul videowall mentre gioca e colora il suo di mondo con tonalità accese sulle note del brano “Abbi cura di me” di Simone Cristicchi. Una “preghiera d’amore universale” che Maurizio Battista lascia a Reggio Calabria perché «dobbiamo avere cura di noi sempre apprezzando quello che si ha e nulla più». Il pubblico lo sommerge di applausi e la sua gratitudine la dimostra scendendo a fine spettacolo dal palco abbracciando realmente tutti e concedendosi a foto e autografi. Per dire che »signori si nasce, non si diventa».