VIDEO | Sul palco storie di resistenza e lotta alla criminalità organizzata. Lo spettacolo per la prima volta approda in Calabria, grazie alla sinergia tra due progetti nazionali
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Dopo due anni di progetto online a causa della pandemia, “Palcoscenico della Legalità” è tornato nelle scuole e nei teatri di diverse città del Nord e del Sud Italia con lo spettacolo “Se dicessimo la verità – Ultimo Capitolo”, raccontando storie di resistenza e lotta alla criminalità organizzata.
Dopo i laboratori condotti nelle scuole da attori e formatori, che hanno lavorato insieme agli studenti e alle studentesse su cosa significhi oggi la parola mafia, su come si muove la ‘ndrangheta in Italia e in Europa, di quali siano le figure archetipali cardine della criminalità organizzata, si va a teatro per assistere allo spettacolo di Emanuela Giordano e Giulia Minoli prodotto dal Centro Teatrale Bresciano, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro Stabile di Bolzano, Fondazione TRG.
Lo spettacolo è partito il 18 marzo da Torino. Per la prima volta approda in Calabria, grazie alla sinergia tra due progetti nazionali – Palcoscenico della Legalità e Ponti: cultura e teatro per la cittadinanza attiva – portati avanti nel territorio dall’Associazione CCO – Crisi Come Opportunità grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo e Fondazione con il Sud. Un lavoro articolato tra scuole, Istituti Penitenziari per Minorenni e Teatri.
«E’ necessario parlarne e sapere, perché la cosa più importante è non essere ignoranti - dice Simone Tudda, l’unico attore calabrese della compagnia - La memoria e l’impegno sono consequenziali, non possono non andare insieme – osserva l’attore calabrese – noi riportiamo alla memoria delle storie per far accrescere o nascere l’impegno in questi ragazzi».
A portare la loro testimonianza agli studenti della Locride sono stati Vincenzo Linarello, presidente del gruppo cooperativo Goel, e Vincenzo Chindamo, fratello di Maria Chindamo e socio di Goel Bio. «Quello che è successo a mia sorella a Limbadi è una cosa gravissima – ha raccontato quest’ultimo – ma è solo la punta dell’iceberg di un problema molto grosso che bisogna risolvere. Siamo qui per coinvolgere i giovani in un cambiamento culturale molto importante. Io sono fiducioso che prima o poi percorrendo questa strada questo cambiamento lo otterremo». Per il papà del gruppo cooperativo della Locride, che a giugno festeggerà le sue prime venti candeline dalla fondazione «Si sta creando un fronte molto compatto di fronte al quale la ndrangheta è sempre più in difficoltà, così come le massonerie deviate. L’etica può rappresentare il futuro della Calabria. Oggi vediamo che questo sistema ha lasciato devastazione nel territorio, anche chi ne fa parte oggi vive il fallimento sulle sue spalle. Noi stiamo dimostrando nel nostro piccolo come l’etica possa essere un’alternativa seria».