VIDEO | Sul palco il giovane attore Vincenzo Petullà partecipa ad una conferenza stampa immaginaria sul dissacrante modo che aveva l'artista quando leggeva gli anni Settanta
Tutti gli articoli di Spettacolo
Ha debuttato al teatro gentile di Cittanova “Sono morto ma non lo sapevo”, opera prima dello scrittore Vincenzo Fuorviante Furfaro. Il monologo, interpretato dal giovanissimo Vincenzo Petullà – attore di origini cittanovesi impegnato ne il Teatro d’Azione di Roma – è la trasposizione teatrale delle suggestioni create da Giorgio Gaber con la sua canzone “Io se fossi Dio”.
Lo spettacolo che conta sul patrocinio del Comune di Cittanova e della Regione verrà riproposto, a metà gennaio, a Cosenza nella Scuola di Teatro Artea, grazie ad un successo di pubblico che ha dimostrato di apprezzare l’opera anche in vista del ventennale della scomparsa dell’artista milanese.
«Credo che la rabbia e la forza di Gaber – ha detto Furfaro – siano più attuali che mai ed io ho voluto solo immaginare come il maestro parlerebbe al mondo di oggi, a partire da una canzone in cui come sempre la sua critica non ha lasciato nessuno immune nella politica, nel costume e nel giornalismo degli anni Settanta». L’autore, che sta per dare alle stampe il romanzo Carne Viva, ha rivelato di aver scritto il monologo di getto, ovvero in una notte «tanta era la forza evocativa di una canzone che secondo è completa e spiega fino in fondo il grande contributo che Gaber ha dato alla cultura italiana». L’incontro tra lo scrittore e il giovane attore è stato reso possibile da Simona Caruso, consigliera comunale cittanovese e conduttrice di una fortunata trasmissione di Radio Eco Sud – Il Caffè con Gli amici – che appena avuto il manoscritto, nell’ottobre scorso, ha messo in contatto i due che ora formano un sodalizio fortunato.
«C’è bisogno – ha concluso Furfaro – di valorizzare e far conoscere quanto più possibile l’invettiva gaberiana e per questo ho immaginato una conferenza stampa in cui lui da morto rispondeva alle ansie e alle domande del mondo di oggi. Ne è venuto fuori un dialogo senza tempo, certamente attuale e facilmente comprensibile anche per i ragazzi di oggi».