VIDEO | L'attrice pugliese in scena con 'La Madre' di Zeller. Poi il riconoscimento in memoria di Enzo Noce
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Lunetta Savino ha ricevuto sul palco del Rendano di Cosenza il premio Enzo Noce dedicato alla memoria dello storico impresario teatrale cosentino, scomparso poco più di un anno fa. A consegnare il riconoscimento il sindaco Franz Caruso a margine dello spettacolo La Madre, per la regia di Marcello Cotugno, interpretato dall’attrice pugliese con Andrea Renzi, altro volto noto della tv, ed i giovani Niccolò Ferrero e Chiarastella Sorrentino. L’appuntamento, programmato nell’ambito della rassegna L'Altro Teatro ideata da Gianluigi Fabiano e Giuseppe Citrigno, ha fatto registrato il tutto esaurito.
Al Rendano | Cosenza, all’attrice Lunetta Savino il premio dedicato alla memoria dell’impresario teatrale Enzo Noce
La trilogia di Zeller
Una black comedy intensa, perfettamente ritagliata sul profilo della Savino, tra le attrici italiane più apprezzate, poliedrica e del tutto a proprio agio nei panni del personaggio centrale della pièce teatrale del drammaturgo francese Florian Zeller, prima opera di una trilogia dedicata al tema della famiglia. Le altre due in successione sono Il Padre, vincitore di due Oscar nella sua trasposizione cinematografica con Anthony Hopkins, e Il Figlio. In un contesto a tratti brillante, scandito da battute sarcastiche e divertenti, a tratti drammatico ed emotivamente coinvolgente, si indaga sulla deriva patologica dell'amore materno, accentuata da una crisi coniugale profonda. Un affresco, non così lontano dalla quotidianità domestica vissuta alle nostre latitudini.
Dalle fiction al palcoscenico
Protagonista di numerose fiction e pellicole cinematografiche, Lunetta Savino non rinuncia al palcoscenico: «Il teatro è un po’ la mia casa. Ho iniziato con il teatro e continuo a farlo nonostante la fatica di dover girare il Paese con tutti i disagi che comporta macinare chilometri sempre con la valigia in mano - ha detto al nostro network – L’incontro con il pubblico è una magia unica. Questo personaggio è una madre ma soprattutto è una donna – aggiunge – che vive la maternità con sofferenza, che patisce l’allontanamento del figlio maschio e quello del marito, sempre in giro non si sa bene se perché abbia un amante. Una donna priva di funzioni vitali, ma che ha una sua vitalità».
Al di là degli stereotipi
Non secondaria la circostanza che a scrivere il testo sia stato un autore d’oltralpe: «Evidentemente l’archetipo della madre casalinga, che non lavora e si dedica ai figli, arrivando poi a soffrire la mancanza del figlio, non è identificativo solo della donna italiana, tantomeno del sud. L’opera è pure un monito sulle conseguenze che può avere il rinunciare alla propria vita ed ai proprio sogni. Un malessere che scaturisce dal non essere riusciti a mantenere un proprio centro indipendente dalla famiglia». A Cosenza Lunetta Savino aveva girato Fiabeschi torna a casa, l’opera prima di Max Mazzotta con la partecipazione di Ninetto Davoli: «Proprio nel centro storico – ricorda – e in quella occasione non ero una madre, ma la zia con l’alzheimer che parlava in calabrese».